LA DATA

29 marzo 1516

La splendida Venezia non è solo la città di San Marco, del vetro di Murano, dei merletti di Burano o della Mostra del Cinema. La città lagunare ha anche il “merito” di aver diffuso un termine negativo nel mondo, cosa che di certo non le fa onore: la parola “ghetto” che fissa e descrive il luogo dove i cittadini di religione ebraica erano obbligati a risiedere e spesso a svolgere le loro attività essendo loro vietato uscire, per periodi più o meno lunghi.

Quello che era un quartiere ebraico costruito intorno alla sinagoga si trasforma in un luogo di detenzione, di segregazione. Questo avvenne proprio il 29 marzo del 1516, quando la Serenissima Repubblica di Venezia istituzionalizza la residenza coercitiva degli ebrei.

Sicuramente nella mente di nessuno dei governanti delle varie nazioni che si premurarono di costruire, istituire i vari ghetti, c’era l’idea del favore che secoli dopo avrebbero fatto ai nazisti, nessuno poteva pensare a come avrebbero facilitato le folli idee di sterminio che muovevano Hitler e i suoi accoliti, compresi gli italiani. Non ci si può nascondere che l’aver costretto i cittadini di religione ebraica in un unico quartiere, spesso provvisto di porte che venivano chiuse al tramonto e riaperte all’alba, ha fatto sì che pochi si siano salvati dai rastrellamenti nazisti.

La parola ghetto è sinonimo di posto squallido dove risiedono, se così si può dire, emarginati, poveri o coloro che comunque sono privi di un luogo dove abitare. Nei giorni scorsi è stato abbattuto il ghetto di Rignano Garganico dove risiedevano migliaia di migranti sfruttati e vessati da caporali e datori di lavoro che li utilizzavano per i lavori nei campi. Un ammasso di lamiere e cartone che tutto aveva meno che la possibilità di essere un luogo dove si potesse vivere degnamente, umanamente.

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