LA DATA

3 marzo 1944

Balvano (Potenza): in un’Italia divisa in due dalla guerra, fra il cosiddetto Regno del Sud liberato dagli Alleati ed il Centro Nord ancora nella morsa finale e più atroce del nazifascismo, si consuma nel silenzio la più grande tragedia ferroviaria della storia europea.

La popolazione di quelle terre di secolare povertà, che proprio in quegli anni Carlo Levi raccontava in pagine di raro acume antropologico e lucidità letteraria, è affamata e allo sbando: centinaia di abitanti della zona costiera campana, nel tentativo di procurarsi qualcosa da mangiare nell’entroterra lucano, prendono letteralmente d’assalto i pochi treni merci circolanti sotto la supervisione del comando alleato, armati di valigie piene di poveri beni da barattare in cambio di cibarie.

È dunque un treno carico di “clandestini” (che poi, nell’inchiesta-farsa che seguì, risultarono per ironia della sorte in possesso di un regolare biglietto ferroviario) quello che, per un concorso di circostanze tecniche e fatalità, finisce la sua corsa nella galleria detta “delle Armi”. Qui, appesantito dai tanti passeggeri che in quelle prime ore del mattino dormono un sonno scomodo e inquieto, rallenta fino a fermarsi nella nube di fumo lasciato dalle locomotive che, in quel tratto impervio, viaggiano ancora a vapore.

È una sosta fatale: circa 600 persone perdono la vita asfissiate nel sonno; pochi, destatisi, riescono a lasciare a piedi quella trappola mortale. Al mattino, trainato il convoglio fino alla stazione di Balvano-Ricigliano, i corpi verranno allineati sulla pensilina e frettolosamente sepolti in una fossa comune nei pressi del vicino cimitero.

Una tragedia nella tragedia sulla quale cala da subito, in perfetto stile nostrano, un velo di silenzio: rimbalzata dai trafiletti delle agenzie di stampa straniere, la notizia viene occultata in Italia e la commissione alleata che conduce l’inchiesta sulle responsabilità si conclude con un sostanziale nulla di fatto.

Gianluca Barneschi, che per primo ha desecretato gli atti delle indagini svolte dagli alleati sull’incidente ferroviario, ricostruendo i fatti nel libro Balvano 1944, racconta gli esiti del terribile incidente in uno speciale di Rai Storia, con  la preziosa  la testimonianza di Raffaele Bellucci, uno dei pochissimi superstiti, e di Domenico Striano, figlio di una delle vittime.

Cristo, un povero Cristo, con 600 altri poveri cristi, si è ancora una volta  fermato nella vicina Eboli.

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