LA DATA

16 marzo 1968

Ai più il nome del tenente di fanteria William Calley non dirà nulla, forse qualcuno più attempato potrà dire «Si, forse, mi ricorda qualcosa» e andrà a cercare da qualche parte chi sia costui. Forse ai più nemmeno il nome del villaggio di My Lai dirà nulla e qualcun altro assocerà i due nomi e individuerà nel tenente Calley colui che dette il via al massacro di civili, senza distinzione alcuna, che è rimasto nella storia della guerra del Vietnam e non solo. Era il 16 marzo 1968 quando le truppe comandate dal tenentino entrarono nel villaggio di My Lai e si dettero da fare violentando le donne, infilzando i bambini e bruciando chiunque gli capitasse a tiro. I morti furono settanta secondo la corte marziale americana, trecento per altri, cinquecento per i vietnamiti che alle vittime hanno dedicato un museo.

Il solo tenente fu condannato per il massacro di civili inermi, non furono mai trovate prove che fossero guerriglieri, gli venne inflitto l’ergastolo che Nixon tramutò in due anni di arresti domiciliari. Se uno dei soldati che parteciparono al massacro non avesse avuto il coraggio di parlare con il giornalista Seymour Hersh non se ne sarebbe saputo nulla. La condanna di Calley fu, negli Stati Uniti, giudicata da molti come esagerata, in fondo non aveva fatto altro che «obbedire agli ordini». Tesi giustificatoria che fu usata anche dai nazisti.

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