LA PAROLA

Bugia

Dal provenzale bauzia, è una parola di origine germanica che può essere accostata al tedesco böse, cioè “cattivo”. Certamente la bugia è qualcosa di negativo perché sottende la volontà di ingannare, ma può essere meno grave della menzogna e della falsità. Le bugie bianche, ad esempio, sono quelle che non fanno male a nessuno, anzi talvolta vengono dette a fin di bene per non rivelare una verità spiacevole. Nulla ha a che vedere, invece, con la città tunisina di Bugìa (in arabo Bejaïa) che esportava cera per candele, da cui il nome di bougie in francese per indicare per l’appunto la cera. Per metonimia, cioè passando il nome del contenuto al contenitore, bugia indica anche il basso candeliere di metallo o di ceramica in cui si infila la candela.

Ma quando si parla di bugia nella sua prima accezione non si può non pensare a lui, che è l’incarnazione (anzi, la reificazione, fino alla fine del romanzo) dell’umano difetto del mentire: Pinocchio di Collodi. Al burattino di legno viene detto dalla Fata Turchina: «Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte e le bugie che hanno il naso lungo». Due espressioni divenute proverbiali per indicare che le bugie fanno poca strada, vengono presto smascherate. Il riferimento al naso trova una spiegazione nel linguaggio dei gesti: chi mente sarebbe inconsciamente portato a toccarsi il naso, forse per nascondere l’imbarazzo.

Si comincia a dire bugie fin da piccolissimi e il fenomeno è ampiamente studiato dalla psicologia dell’età evolutiva. Le bugie si raccontano per discolparsi o per nascondere qualcosa di disdicevole, a volte per semplice vanteria e desiderio di ingigantire gli eventi. C’è chi mente sapendo di mentire, c’è chi mente riuscendo anche a negare l’evidenza. Il bugiardo patologico è d’interesse psichiatrico: la “sindrome di Pinocchio” è stata identificata come un disturbo della personalità nel DSM-IV, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, poi corretto nel DSM-V solo come un sintomo di altre patologie.

Il bugiardo è un tipo umano presente nella commedia dell’arte fin dai tempi più antichi ed è anche il titolo di una commedia di Carlo Goldoni, che in essa scrive: «Le bugie sono per natura così feconde, che una ne suole partorire cento». Si dice infatti che «una bugia tira l’altra» perché, per tenere in piedi un castello di fandonie, bisogna continuare a mentire e che «un buon bugiardo deve avere buona memoria» per non essere scoperto, anzi sbugiardato.

Fonti: Wikiquote

 Treccani enciclopedia

http://aforisticamente.com

Cortelazzo – Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli

 

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