LA PAROLA

Mosca

Tutti i dizionari definiscono questo insetto fastidioso e sgradevole “cosmopolita e ubiquitario”. Come dire che è presente dappertutto e che in qualsiasi parte del globo si trova a proprio agio. In realtà predilige i climi caldi, ma questa cittadina del mondo è di poche pretese e ama particolarmente gli ambienti dove vivono gli umani, dei cui scarti si nutre. La più diffusa e conosciuta è la Musca domestica, appartenente all’ordine dei Ditteri, nera o grigio scuro con un apparato succhiante ben visibile che le serve per nutrirsi e grandi occhi. La coppia di ali trasparenti le permette di volare con grande abilità, senza farsi catturare. Tra le caratteristiche il ronzio e la capacità di camminare su qualsiasi superficie, vetro compreso, e in qualsiasi direzione, anche a testa ingiù.

In realtà vi sono numerose varietà di mosche, a seconda dell’animale o del vegetale che prendono di mira per nutrirsi: dalla mosca cavallina a quella dell’asparago, da quella della frutta a quella della bietola e del formaggio. Sorvoliamo – è il caso di dirlo – su alcune specie di mosche che si alimentano in ambienti decisamente ripugnanti come la Sarcophaga, la Stercoraria e la Calliphora. Fanno parte della catena alimentare, certo, ma la loro utilità francamente ci sfugge. Vivono solo poche settimane, ma la loro grande capacità di riprodursi rende nulla la caducità della loro esistenza: il turn over non si arresta mai.

Proprio per la grande familiarità che ha l’uomo con questo insetto e per lo stretto rapporto di “commensalismo” (si dice proprio così) che li unisce, sono tante le locuzioni e i modi di dire che l’hanno come protagonista. In senso metaforico, l’attributo mosca indica una creatura di dimensioni ridotte: il colibrì è detto anche “uccello mosca” perché molto piccolo, nel pugilato il peso mosca è il più leggero (atleti di peso inferiore ai 52 chili). Gli insetti più grossi e rumorosi sono detti mosconi. Per analogia sono chiamati così anche i corteggiatori insistenti e fastidiosi. La denominazione moscone per la tipica imbarcazione della riviera romagnola non ha un’origine chiara, ma si suppone derivi proprio dall’aspetto simile a una grossa mosca che ha se vista dall’alto, con le caratteristiche quattro punte e i due remi.

Per analogia, altri significati di mosca: il chicco di caffè tostato che si trova talvolta nella sambuca; il neo posticcio che si applicavano sul viso le donne nei secoli passati; il finto insetto usato per pescare con la canna; il pizzetto di barba sotto il labbro inferiore.

Spara alle mosche chi si perde in attività inutili, sta a guardare le mosche che volano chi si distrae in comportamenti oziosi. Una mosca bianca è qualcuno o qualcosa più unico che raro, mentre salta la mosca al naso a chi ha un’improvvisa manifestazione di rabbia come se un insetto andasse a stuzzicargli le narici. Una persona mite non farebbe male a una mosca, mentre una persona molto molesta è noiosa come una mosca. C’è chi fa di una mosca un elefante se ha la tendenza a ingigantire i fatti e c’è chi resta con un pugno di mosche in mano perché ha visto sfumare un affare in cui confidava.

«Zitti e mosca!», si suole dire quando non si vuol sentire volare una mosca. Sembrare una mosca caduta nel latte vuol dire spiccare nel contesto o tra le altre persone. Fanno le mosche cocchiere quelle persone che, pur non avendone alcuna autorità, cercano di mettersi alla guida di altri senza riuscire a rendersi utili, come fa l’insetto della favola di Fedro La mosca e la mula. Vi ricorda forse qualcuno dei nostri politici?

Nell’opera teatrale di Jean Paul Sartre Le mosche – moderna rilettura delle Coefore di Eschilo in chiave esistenzialista – sono il simbolo del rimorso. Nel romanzo del premio Nobel William Golding Il signore delle mosche si mette in rilievo il predominio dell’istinto animalesco nell’uomo in continua lotta tra bene e male. Nella novella di Pirandello La mosca, l’insetto è la causa della morte di un giovane contadino per avergli trasmesso una terribile malattia. Calliphora è il titolo di un romanzo di Patricia Cornwell con protagonista l’anatomopatologa Kay Scarpetta: si può bene immaginare dove si trovano quelle tipiche mosche. Nel film cult di David Cronenberg La mosca il protagonista si trova trasformato in un disgustoso uomo-insetto. Un horror che dà forma alle nostre paure di contaminazione.

FontiVocabolario Treccani

Wikipedia

Cortelazzo – Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli

Carlo Lapucci, Il dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Garzanti

 

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