LA PAROLA

Riflessione

La seconda “e” accentata, determina pronuncia e provenienza dal francese reflèxion, rispetto alla seconda “e” – non accentata –  di  “reflexion”, nella  lingua spagnola; in portoricano, invece è: reflexâo. Derivazione dal latino reflexio nem, da reflèxus  participio passato di reflectere (piegare indietro).
L’azione di considerare pensando e ripensando con attenzione e scrupolo. L’abito stesso del meditare.

In filosofia, genericamente, operazione con cui l’intelletto ottiene conoscenza di sé e delle proprie funzioni. Da questo significato fondamentale, il termine ha assunto via via più complesse accezioni, indicando sia la coscienza in genere, sia l’attività interna al soggetto capace di esaminare e formare le idee complesse (J. Locke), di scoprire le condizioni che rendono possibili i concetti (Kant), e anche, nell’idealismo tedesco, l’attività che coglie la vera natura dell’oggetto posto dal soggetto, operando insieme limitazioni e separazioni. Riflessione fenomenologica, quella che, nella filosofia husserliana, si fa praticando la sospensione del giudizio (epoche).

Secondo Aristotele e gli aristotelici, si ha quando l’intelletto non solo conosce ma è consapevole, sa di conoscere.

In fisica: fenomeno che si verifica allorché onde luminose, elettromagnetiche o elastiche incidono su una superficie che rinvia parte della loro energia all’esterno della superficie stessa.

Fonti: Treccani Enciclopedia
Treccani Vocabolario 

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