LA PAROLA

Back burner

Ovvero l’amore di scorta ai tempi dei social. È di qualche giorno fa la pubblicazione di uno studio americano (a darne notizia in Italia un articolo di “Repubblica”) che indaga il comportamento di alcuni studenti universitari single o con una relazione primaria. A condurre lo studio, pubblicato sulla rivista “Communication Research Reports”, è stato il professor Jasyon L.Dibble dell’Hope College in Michigan (qui si può leggere un abstract della ricerca).

Ma perché scegliere questo termine? In americano l’espressione «to put something on the back-burner» significa, infatti, rimandare qualcosa o accantonare. Ed è proprio questo ciò che, secondo lo studio, fanno i ventenni coinvolti nella ricerca: che siano single o fidanzati, accantonano una potenziale relazione, intrattenendo rapporti virtuali con qualcuno, anche in maniera sporadica, ma che rimangono là, in caldo, per ogni eventualità.

I back burner possono essere ex fidanzati, amici o semplici conoscenti, ai quali ogni tanto si scrive con l’intento di avere informazioni, scambiarsi segreti, coccolarsi. Sì, perché secondo lo studio di Dibble una delle caratteristiche della relazione con i back burner è quella di tendere ad avere rapporti rassicuranti, affettuosi, simili cioè a quelli che si hanno con le persone verso cui si prova affetto.

Nell’introduzione alla ricerca si legge che i back burner sono potenziali partner romantici o sessuali con cui le persone potrebbero voler stabilire una futura relazione. Ma non è detto che lo facciano. E se tra i 658 studenti coinvolti il 72,9 per cento aveva un “amore di scorta”, il 55,6 per cento di questi lo aveva anche con una relazione stabile che non giudicavano insoddisfacente. Come a dire: meglio tenere in caldo un’alternativa se le cose non andranno troppo bene o per quando il partner non risponderà esattamente alle aspettative di dialogo e comprensione.

Secondo la ricerca, i giovani già impegnati sentimentalmente hanno relazioni, in media, con cinque back burner, mentre i single con sei. In effetti, lo studio sottolinea che quello che fa la differenza non è tanto il vivere o meno una storia, ma il fatto che i contatti con questi potenziali partner, siano una condizione secondaria e, quindi, meno importante rispetto a quella che si vive, anche rispetto all’essere single per scelta.

Nel mondo occidentale del consumismo e del consumo veloce, possibile che oltre all’accumulazione seriale di oggetti, sentiamo il bisogno di mettere da parte anche potenziali relazioni?  O che nella società in cui realtà e virtuale si integrano continuamente, mantenere una relazione “in caldo”, scambiarsi segreti e intimità attraverso la chat di Facebook o i messaggi WhatsApp sembri meno disdicevole di un flirt a suon di sguardi e sfioramenti o di un vero e proprio tradimento? Già, perché lo studio di Dibble specifica che ci sono elementi per pensare che sia una tendenza estesa anche a persone più adulte, magari sposate o con relazioni più stabili di quelle dei ragazzi di vent’anni. Perciò attenzione ai vostri scambi virtuali: siamo tutti potenziali back burner di qualcuno, amori di scorta, per ogni, eventuale, occorrenza.

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