LA PAROLA

Esaltante

Esaltante: entusiasmante, elettrizzante, eccitante, inebriante, emozionante, intenso. Una vittoria esaltante, un’esperienza esaltante, un viaggio esaltante, un risultato esaltante.

Quante volte questo aggettivo viene usato per definire un momento della propria vita, un idea, un progetto unico e irripetibile.

La parola esaltante deriva dal verbo latino exaltare, che contiene la radice –altus, con il significato di innalzare, portare in alto.

Va da sé, quindi, che l’aggettivo abbia un’accezione positiva e si utilizzi ogni volta che ciò a cui si riferisce è stato più che bello, più che divertente. Tanto più se si considera che il contrario è deprimente, avvilente, mortificante.

Da esaltante a esaltato, tuttavia, il passo è breve e il participio passato con valore di aggettivo del verbo esaltare assume in significato tutt’altro che positivo.

A differenza di quanto si può pensare, esaltato non significa solo messo in evidenza, valorizzato, portato in alto, ma si usa soprattutto come sinonimo di infervorato, eccitato, esagerato, inquieto, fanatico.

Sono fin troppo frequenti gli esempi in cui un’idea o un ideale ritenuti esaltanti abbiano dato origine a una pletora di esaltati che si sono fatti immolare per quella stessa idea o che, peggio ancora, hanno “immolato” gli altri.

L’animo umano è facilmente preda delle passioni, segue gli “idoli”, ne ha bisogno, deve fare propria un’idea e alimentare le proprie passioni, siano esse il calcio, lo sport, la politica o altro ancora.

Finché ad essere esaltati sono i tifosi, al massimo possiamo assistere a scene di guerriglia urbana. Non certo da sottovalutare, pericolose, ma circoscrivibili a un momento e a un gruppo di persone limitato, per quanto numeroso.

Quando a produrre esaltati è un’idea, un credo religioso, un programma politico che parla alla pancia, allora sì che diventa pericoloso. Chi si lascia esaltare dalle “dottrine” altrui facendole proprie, mette le bombe in metropolitana, spara sulla folla inerme, si lascia esplodere in una piazza, spara a un minorenne in fuga in perché “la difesa è sempre legittima”, festeggia i caduti anche se stavano dalla parte degli aguzzini e si dimentica dei martiri della libertà.

E poi c’è chi si autoesalta, convinto che la propria idea (politica) sia la più esaltante e la migliore possibile, frequentando troppo se stesso (per parafrasare Marco Travaglio) e di sé troppo nutrendosi. Con il rischio di perdere di vista tutto quello che gli sta succedendo intorno.

Il risultato di questo atteggiamento molto diffuso è, appunto, deprimente, avvilente, mortificante.

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