LA PAROLA

Modestia

«Non vergognatevi di volere la luna, ne abbiamo bisogno»: l’esortazione di Jean Paul Sarte è quanto di più lontano dalla modestia. Secondo il filosofo, la modestia era «la virtù dei tiepidi». Uno schiaffo alla consolidata e granitica convinzione che aveva forgiato generazioni di benpensanti.

Secondo la definizione che dà la Treccani, la modestia è «qualità morale, opposta alla vanità e alla presunzione, consistente nel non sentire e non mostrare vanto dei propri meriti».

Per molto tempo, la modestia è stata considerata uno stile di vita da perseguire anche quando gli obiettivi erano elevati. Regole culturali, impartite in famiglia, già dal modo di vestire o di parlare. In questo caso la modestia non aveva niente a che vedere con la definizione di modesto che si dà a chi è di umili condizioni sociali. In passato, le regole culturali della modestia sono state un elemento frenante, soprattutto per le donne. Pudore e riserbo, compostezza nel vestire, moderazione di vita. È quello che porta all’ironia manzoniana sulla «stabile guarnigione di soldati spagnoli che insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese».

Oggi la modestia sembra dimenticata o almeno sempre meno insegnata. È quanto di più lontano dalla smania dell’apparire imperante ovunque, non solo sul palcoscenico o in televisione. Non sempre per fini nobili. L’odierna campagna elettorale lo dimostra: protagonismo esasperato, in assenza di concretezza. Mosche bianche e guardati con sospetto i pochissimi politici che possono suggerire un accostamento alla modestia. Torna in mente la frase di Golda Meir: «Non siate modesti, non siete abbastanza grandi per esserlo».

Chi è modesto non si mette in mostra, non opprime gli altri, non si vanta delle sue imprese. È lontano da superbia, presunzione e vanità. Non ha passioni violente e mostra misura non solo nel parlare o nel vestire, ma anche nelle emozioni. Per i cattolici la modestia «è virtù essenziale per essere conformi a Cristo». Questa la definizione che ne dà Giacomo Leopardi nello Zibaldone: «La modestia, e lo stimarsi da non molto, e il credere intimamente e sinceramente di non aver conseguito tutto quel merito che si potrebbe e dovrebbe conseguire, questi dico sono segni distintivi dell’uomo grande, o certo sono qualità inseparabili da lui».

Peccare di modestia è la virtù che si trasforma in vizio, quello di chi deliberatamente si sminuisce per ottenere un tornaconto. Più frequente chi per esaltare un’impresa propria o di altri, afferma: «Modestia a parte…».

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