LA PAROLA

Riunióne

La riunione è quella che ieri, dopo 48 giorni dal ritorno on line della rivista TESSERE (siamo partiti il 10 dicembre dello scorso anno, ma poi ci siamo presi una pausa per ristrutturare il sito tornando visibili il 13 marzo scorso), una parte della redazione – ormai costituita di quasi 50 persone che volontariamente collaborano a questo appassionante progetto – ha tenuto incontrandosi fisicamente nella bella e accogliente casa di Linda Coppitz, una dei 4 soci fondatori, ed avvalendosi dell’opportunità che Skype consente di parlarsi e vedersi a distanza anche con tante persone.

È stata una riunione molto utile per mettere a punto come proseguire e fare meglio quello che stiamo facendo con passione. Il fatto di usare la prima persona plurale per dar conto di ciò, cioè il noi, dice già molto sul significato della parola riunione che, stando al vocabolario Treccani, è «L’azione, l’operazione di riunire, il fatto di essere riuniti, nel significato di mettere insieme varî elementi separati e sparsi».

Specifica meglio l’autorevole dizionario «ogni corpo consta di una riunione di molecole; lottare per la riunione di una nazione arbitrariamente divisa in due stati».

Anche la parola tessere, i cui vari significati si possono scoprire leggendo Perché TESSERE, ha attinenza con questo mettere insieme e fare una unità, e male non fa ricordare che Antonio Gramsci, morto ottant’anni fa e giornalista di razza e di vocazione, s’ingegnò un giornale pretenzioso chiamato appunto “l’Unità”.

Ma per tornare alla parola oggetto oggi d’attenzione si deve evidenziare che il secondo significato attribuito ad essa dalla Treccani è «Il fatto di riunirsi, di tornare a essere unite, riferito a due o più persone che erano separate o vivevano lontane: il trasferimento consentirà la sua riunione con la moglie, con la famiglia».

Specifica poi che in senso figurato è sinonimo, ancorché non comune, di “riconciliazione”: «adoperarsi per la riunione di due coniugi separati». Bello, no?

Il significato esatto di quello che è avvenuto ieri è «Il riunirsi di più persone (o anche, con valore concreto e collettivo, il complesso delle persone riunite) nello stesso luogo, di comune intesa o su invito o convocazione, sia per ritrovarsi e conversare, sia per assistere e partecipare a manifestazioni e incontri, sia per discutere e deliberare su questioni di pertinenza dell’organo collegiale di cui sono membri (ha per lo più intonazione meno solenne e ufficiale di adunanza e assemblea, e in genere allude a un numero non molto grande di persone)».

Ad una riunione si partecipa, la si indice, la si tiene, la si scioglie. Può essere «familiare, di amici, di vecchi compagni di scuola o d’armi»; ed ancora «sindacale, di partito, di aderenti a un movimento, di soci di un club».

L’articolo 17 della Costituzione sancisce il diritto di poterlo fare e quando questo è impedito c’è dittatura.

Naturalmente esiste anche una sfumatura sgradevole di questa parola: «Mi spiace, il dottore non può rispondere: è in riunione».

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