CRITICA FILM LIBRI

La regina delle nevi

Nel 1844, usciva "La Regina delle nevi" di Hans Christian Andersen, una storia di amore e amicizia tra le più apprezzate dell'autore danese e soggetto di numerose trasposizioni cinematografiche, che ne hanno decretato il successo tra generazioni di fedeli lettori in tutto il mondo
Illustrazione di Elena Ringo

La Regina delle nevi è considerata una delle opere migliori di Hans Christian Andersen. Molto più lunga delle altre, è divisa in sette parti, da cui il sottotitolo Fiaba in sette storie. Come molte altre opere dell’autore danese, ha ispirato numerose trasposizioni cinematografiche che ne hanno ripreso la trama in parte o totalmente.

La protagonista è Gerda, una giovane coraggiosa che deve fare un lungo viaggio per salvare il suo migliore amico Kay, ferito dalla scheggia di vetro dello specchio magico del Grande Troll e successivamente rapito dalla Regina delle nevi, per farne un suo servitore. Gerda riuscirà a raggiungere il Profondo Nord dove si trova il Palazzo di Ghiaccio, grazie all’aiuto della Natura (un fiume e alcuni animali, tra cui una renna) e di alcune persone toccate dal suo coraggio (due anziane signore e una capobrigante). Kay nel frattempo si è trasformato in un ragazzo freddo e distaccato a causa degli incantesimi del Troll e della Regina, ma la forza di Gerda riuscirà a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, mentre le sue stesse lacrime lo guariranno dalla scheggia di vetro dello specchio magico.

La storia di Gerda e Kay è uscita in trasposizione cinematografica per la prima volta in Russia nel 1957, della fantasia del regista Lev Atamanov e intitolata La Regina delle nevi come la fiaba originale. Nel 1979 ha ispirato l’opera lirica La storia di Kaj e Gerda, del compositore russo Sergej Petrovič Banevič, mentre nel 2012 è uscito un nuovo film di animazione, anche questa volta con lo stesso titolo, diretto da Vladlen Barbe e Maksim Sveshnikov (seguito nel 2014 da La Regina delle nevi 2, di Aleksey Tsitsilin). In questa versione, il Troll creatore dello specchio è co-protagonista insieme a Gerda e narratore della storia: la Regina delle nevi ha creato un regno di ghiaccio congelando tutte le creature del mondo. Verrà sconfitta da Gerda proprio usando lo specchio magico.

Nel del 2013, negli Stati Uniti è uscito il film di animazione Frozen-Il Regno di Ghiaccio, prodotto da Walt Disney Animation Studios e diretto da Chris Buck e Jennifer Lee. Liberamente tratto dalla storia di Andersen e non così fedele al testo, trasforma la Regina delle nevi in un personaggio positivo benché incapace di controllare i propri poteri. Così, per evitare di fare del male a qualcuno o di finire lei stessa uccisa, fugge congelando tutto ciò che incontra sul suo cammino fino a costruire un palazzo di ghiaccio sulle montagne del Nord. Sua sorella Anna (la Gerda di Andersen) intraprende un viaggio per raggiungerla e convincerla a tornare, accompagnata, tra mille avventure, da un mercante di ghiaccio e dalla sua renna Sven. Kay scompare dalla trama, il Grande Troll è un personaggio positivo e la renna che aiuta la protagonista è un soggetto comico, completamente diverso da quello della fiaba. Quindi, se le trasposizioni de La Regina delle nevi fossero parte di una “Guerra fredda”, gli americani vincerebbero in quanto a fama e botteghini, mentre i russi dominerebbero sul fattore fedeltà all’originale.

Una cosa che li accomuna è invece l’introduzione di un altro personaggio, assente nell’originale ma presente in altre opere di Andersen. Nel film del 1957 è il folletto Ole-Lukoje, detto il Chiudiocchi, protagonista dell’omonima fiaba dell’autore danese. In quello della Disney, la protagonista Anna è accompagnata da un pupazzo di neve di nome Olaf, innamorato dell’estate, chiaro riferimento a L’Uomo di Neve, innamorato di una stufa calda e protagonista di dell’omonima fiaba di Andersen.

Nonostante le differenze delle versioni cinematografiche, televisive o d’animazione, il significato della storia non cambia: l’amicizia che guarisce ogni dolore e supera ogni ostacolo.