LA PAROLA

Lambiccare/lambiccarsi


«Lambiccare: distillare mediante il lambicco; in senso figurato esaminare, ponderare con cura, minutamente. È comune soprattutto nell’espressione lambiccarsi il cervello (talora anche lambiccarsi, riflessivo), spremersi il cervello, affaticarsi per intendere o scoprire a ogni costo qualcosa, per trovare un espediente». Così il sempre utilissimo e mai scontato vocabolario Treccani definisce il verbo lambiccare, lambiccarsi, ormai usato solo con il significato di spremersi le meningi.

La bellezza e la forza di questo verbo è nella sua origine. Da alambiccare, che a sua volta deriva da alambicco, lo strumento usato per distillare la grappa, le sostanze farmacologiche, i profumi, gli oli essenziali. Alambiccare, passare per l’alambicco e quindi ottenere un prodotto fine e puro, frutto di un processo lungo e di un percorso tortuoso.

Chi non ha mai visto come è fatto un alambicco, non può capire. È un complicato oggetto composto di più parti, che si chiude con una lunga serpentina di raffreddamento, un vero e proprio condensatore, passando attraverso il quale il vapore torna allo stato liquido e si ottiene il distillato.

Si trovano tracce di questi strumento già nella civiltà mesopotamica, ma il nome deriva dal greco ἄμβιξ (vaso, tazza), che in arabo diventa al-anbīq (distillare). In Italia la sua diffusione è legata agli alchimisti e ai loro esperimenti per la trasmutazione dei metalli, tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età moderna.

Se la produzione di un qualunque tipo di distillato con un alambicco è un processo lungo, lento e delicato, che si chiude con il passaggio dalle spirali della serpentina, allora anche spremere le meningi per produrre quell’unica goccia di idea, che è il concentrato di tante altre idee, è il passaggio attraverso le spirali tortuose del cervello. Riflettere intensamente, ponderare con cura e pazienza, senza fretta è come l’arte antica di distillare.

Il problema è che non è scontata la qualità del prodotto finale. Come per i distillati, così per le idee. A volte, lambiccarsi il cervello può avere, quindi, un significato negativo, lo sforzo inutile per trovare una soluzione al termine del quale la montagna partorisce il topolino.

«Se gli eurodeputati devono lambiccarsi il cervello su quale sia la corporatura degli europei per poter stabilire la grandezza media dei sedili dei trattori o sulle condizioni di commercializzazione dei pomodori di forma allungata, si mettono in cattiva luce sia l’immagine professionale dei deputati sia la sensatezza dell’operato delle Istituzioni europee», è il commento alla risoluzione assunta a Strasburgo l’8 luglio 2015, che contiene le raccomandazioni del Parlamento europeo alla Commissione europea sulle negoziazioni del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP).

Assai più poetico l’uso che ne fa Ungaretti, che peraltro usa l’antica forma alambiccare, nella poesia L’impietrito e il velluto, dedicata alla sua tata, la croata Dunjia:

Ho scoperto le barche che molleggiano
Sole, e le osservo non so dove, solo.
Non accadrà le accosti anima viva.
Impalpabile dito di macigno
Ne mostra di nascosto al sorteggiato
Gli scabri messi emersi dall’abisso
Che recano, dondolo nel vuoto,
Verso l’alambiccare
Del vecchissimo ossesso
La eco di strazio dello spento flutto
Durato appena un attimo
Sparito con le sue sinistre barche (…).

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