CRITICA FILM

L’apertura del LEM da sola vale il film

First Man – Il primo uomo – Andato a vedere per mancanza di alternative. Una bella sorpresa. In parallelo con la gara USA-URSS all’impresa spaziale c’è la tragedia personale di Armstrong (un bravo Ryan Gosling, altro che lalalà…), a cui la perdita di una figlia piccola rende ancora più necessario superare i suoi limiti.

La tecnologia spaziale degli anni ’60 è resa in tutta la sua macchinosità fracassona: questi pazzi di astronauti si facevano sparare dentro a congegni che oggi ci sembrano razzi costruiti da bambini, in imprese che andavano a buon fine una volta su due. Gli uomini destinati allo spazio non sono degli invasati, danno piuttosto l’idea di sentirsi predestinati da un’entità superiore (la Patria) a compiere un’impresa che in tempo di guerra fredda equivale ad una vittoria militare. Le donne degli astronauti sono mute, eroiche, ma non impotenti: quando è il momento sanno riportare gli uomini alle loro responsabilità terrene.

Il momento dell’apertura del portello del LEM sulla superficie lunare vale da solo il film.

  • First Man – Il primo uomo, Usa, 2018, diretto da Damien Chazelle e scritto da Josh Singer,[1] con Ryan Gosling e Claire Foy.
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