C’è qualcosa che va oltre il principio specifico affermato nei giorni scorsi dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo a Strasburgo, la quale, riporta un lancio dell’agenzia “Ansa”, ha stabilito ingiusta la riduzione del risarcimento inizialmente concesso ad una donna portoghese di 50 anni sottoposta ad un intervento medico a causa del quale la sua attività sessuale ne è stata pregiudicata.
Nello specifico la sentenza afferma che è privo di senso, anzi ingiusto, o forse ingiusto in quanto privo di senso, il ragionamento dei giudici della Corte suprema amministrativa portoghese, i quali avevano deciso di abbassare di un terzo il risarcimento di 80mila euro inizialmente accordato alla donna, sostenendo che l’intervento era avvenuto ad una certa età, quella della donna al momento dell’operazione, ovvero a 50 anni, «in cui il sesso non è così importante come negli anni precedenti».
Il sesso a 50 anni non è così importante come negli anni precedenti? Ma a quale mente può anche solo balenare un simile pensiero? Quanti anni hanno quei giudici? E cosa fanno la sera prima di addormentarsi?
Giustamente i giornali hanno sottolineato la discriminazione nei confronti della signora e, per suo tramite, nei confronti della sessualità femminile, ma è evidente che il principio affermato da 5 giudici su 7 della Corte Europea dei Diritti dell’uomo può essere esteso anche alla sessualità di un maschio, la quale si dice si risvegli giunti a quella mèta, ma se anche questo non fosse vero, certamente non tramonta: neanche dieci anni dopo, e neppure venti e forse chissà mai, nell’uomo come nella donna.
Il che pone varie questioni, a cominciare da quella relativa alle coppie nelle quali, superati i dieci lustri, il desiderio si assottiglia in uno dei due partner – siano feroci mal di testa o pantofole prematuramente inserite nel guardaroba personale – mentre nell’altro comincia a ri-ribollire, magari più forte di prima, o alla questione dello spostamento di attenzioni da parte di molti maschi, ma anche di un certo numero di femmine, verso partner più giovani.
In ogni caso richiama l’attenzione a cosa ci si possa ingegnare per garantire alle persone non più imberbi o già anziane, qualcuno direbbe ai “diversamente giovani”, indipendentemente dalla loro appartenenza di genere, il soddisfacimento di quel complesso desiderio di coccole, attenzioni, strusciamenti, ginnastiche che – senza scomodare l’amore talvolta vulnerato da lutti, separazioni, solitudini, disattenzioni – va sotto il nome di sesso, libidine, fremiti, voglie.
Sono tutte questioni intorno alle quali la rubrica “Amori e dintorni” di TESSERE intende aggirarsi, scavare, capire, far accettare, spargere cultura.
Per dovere di cronaca qui ci si limita a riportare il resoconto che l’“Ansa” ha dato della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo riguardo il caso della signora Maria Morais che, nel 1995, già cinquantenne, si era sottoposta a quell’intervento «riportando diversi effetti collaterali dall’incontinenza all’impossibilità di avere rapporti».
«La questione dibattuta – hanno scritto nella sentenza i giudici di Strasburgo – non è la mera considerazione dell’età o del sesso, ma l’assunzione che la sessualità non è così importante per una donna di 50 anni e madre di due bambini rispetto ad una più giovane. Questa assunzione riflette un’idea tradizionale della sessualità femminile legata essenzialmente a scopi riproduttivi, e ignora la sua rilevanza fisica e psicologica per la piena realizzazione della donna come persona».
Ed hanno aggiunto: «Nella visione della Corte, le considerazioni (della corte Suprema Amministrativa) mostrano i pregiudizi prevalenti nel sistema giudiziario in Portogallo».