CRITICA FUMETTI

L’Uomo Tigre, eroe (leale) del wrestling

Alcune settimane fa è morto Keiichiro Kimura, animatore e regista di molti cartoon e manga giapponesi. Se ai più questo nome può sembrare sconosciuto, sicuramente sono in molti quelli che ricordano i suoi più grandi capolavori, tra cui l’Uomo Tigre. Chi in Italia ha ancora in mente il ritmo e le parole della sigla d’apertura e chiusura del cartone animato, cantata dai Cavalieri del Re, ricorderà anche che questo anime era molto diverso dagli altri e forse proprio per questo ha riscosso un così grande successo.

Era, infatti, incentrato sul mondo del wrestling, non esattamente l’ambientazione classica di un cartoon. Il protagonista è Naoto Date, uno dei tanti giapponesi resi orfani dalla Seconda Guerra Mondiale, che dopo aver visto una tigre durante una visita allo zoo, ne rimane talmente impressionato da voler diventare esattamente come l’animale: forte e aggressivo. Fuggito dall’orfanotrofio, entra nella Tana delle Tigri, un’organizzazione criminale con le mani in pasta anche nel mondo del wrestling, e si sottopone ad un allenamento sovraumano che lo porta, una volta raggiunta l’età adulta, a diventare uno degli uomini più forti mai esistiti. Tornato in Giappone e resosi conto che, negli anni, le condizioni degli orfani non sono cambiate, decide di ribellarsi alla Tana, che esige metà dello stipendio dai propri wrestler, pena la morte. Ma l’uomo tigre ha altri progetti e intende usare quei soldi in favore dei bambini senza genitori. Diventa così un eroe, amato dai piccoli orfani, tanto che cambia il suo modo di combattere, ora più leale e meno sanguinario, senza però abbandonare l’astuzia. Per questa sua decisione, deve vedersela contro i wresteler ancora fedeli alla Tana delle Tigri, il cui obiettivo è ucciderlo sul ring.

Il cartone animato, realizzato nel 1969 e tratto da un manga pubblicato l’anno prima, giunse molto più tardi in Italia, dove ebbe tuttavia un enorme successo, anche perché negli anni Ottanta e Novanta, il wrestling era di gran moda e molto seguito dal pubblico. In particolare la World Wrestling Federation (WWF, poi diventata World Wrestling Entertainment), di cui faceva parte il grande Andrè the Giant, citato anche nella serie del cortoon, era la più seguita. E non mancò anche una certa influenza dell’Uomo Tigre, poiché molte furono le federazioni che crearono un personaggio di nome Tiger Man o Tiger Mask cercando di seguire le orme del successo del cartoon.

E dove non ci fu l’influenza, ci fu una sorta di percorso comune: proprio come l’Uomo Tigre smise di combattere in modo sleale sapendo di essere l’idolo degli orfani, anche la WWE ad un certo punto scelse di eliminare “il sangue” dallo show consapevole che il pubblico principale era costituito da bambini. Inoltre, dopo gli eventi legati ai decessi di Eddie Guerrero e Chris Benoit, il mondo del wrestling, che era stato più volte messo sotto accusa per l’uso fin troppo facile di droghe, ha cominciato a subire controlli sempre più rigorosi, proprio per prevenire tragedie di questo tipo, in particolare come quella di Chris Benoit.

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