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Matilde, Teodolinda, Christine e le altre

Le donne dell'Età di Mezzo, spesso inascoltate, a volte dimenticate, eppure forti, chiare e resistenti, capaci di riemergere anche a distanza di secoli tra politica e arte, filosofia e letteratura. Se ne parla al Festival del Medioevo di Gubbio, dal 25 al 29 settembre
Christine De Pizan

E ora parliamo della condizione delle donne europee nella società, nelle istituzioni, nel mondo della cultura. C’è da scommetterci: qualcuno starà già pensando che ci risiamo con il dibattito tanto ricorrente, quanto troppo spesso inconcludente, sul ruolo femminile nel XXI secolo, nonostante secolarizzazioni, laicismi, “quote rosa” non rispettate, femminismi e femminicidi. Eppure chi ora sta pensando di trovarsi di fronte al consueto canovaccio, sarà costretto a ricredersi. Perché al centro – questa volta – ci sono le donne vissute nel Medioevo, quel lungo periodo considerato a sé stante per la prima volta dagli umanisti italiani del XIV secolo e, secondo l’accezione più diffusa, compreso fra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) e la scoperta dell’America (1492). Finalmente del ruolo delle donne medievali si parlerà in pubblico, per 4 giorni di fila e con testimonianze di prim’ordine, dal 25 al 29 settembre durante la quinta edizione del Festival del Medioevo, in programma a Gubbio.

Il tema del 2019 è Donne. L’altro volto della Storia e il festival sarà inaugurato da Le voci delle donne, una lezione di Maria Giuseppina Muzzarelli, professoressa di Storia Medievale dell’Università di Bologna. Sarà quindi avviato un percorso intorno alla condizione femminile, alla radice dei pregiudizi e degli stereotipi. Un percorso reso vivo da donne spesso inascoltate, a volte dimenticate, eppure forti, chiare e resistenti, capaci di riemergere anche a distanza di secoli tra politica e arte, filosofia e letteratura. Eccole nella vita quotidiana, nei palazzi del potere, all’interno dei conventi e perfino sui campi di battaglia: sante e regine, streghe e madonne, artiste, imprenditrici, guaritrici, scrittrici, miniaturiste, muse e medichesse. Ne parleranno più di cento storici, saggisti, scrittori, scienziati, architetti e giornalisti, impegnati nel raccontare storie piccole e grandi.

Tutto ciò riguarda un’epoca difficile, ovviamente, per le persone di sesso femminile. Di loro ancora nel XIII secolo – cioè quasi alla fine del Medioevo – san Tommaso d’Aquino (1225 – 1274) scriveva: «La donna è fisicamente e spiritualmente inferiore e la sua inferiorità risulta dall’elemento fisico, più precisamente dalla sua sovrabbondanza di umidità e dalla sua temperatura più bassa. Essa è addirittura un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito». Punto di vista che la dice lunga sulle immani difficoltà che le donne dell’epoca erano chiamate ad affrontare, incluse le nobili e le regine.

Eppure a Gubbio si dipana un viaggio affascinante e ricco di sorprese. Un esempio di evidente resistenza e resilienza? Ecco Christine de Pizan (1364 – 1430), la prima intellettuale e scrittrice di professione in Europa, vissuta fra fine Trecento e gli inizi del Quattrocento, un secolo dopo Tommaso d’Aquino. Era nata a Venezia, figlia di un medico e astrologo giunto alla corte del re di Francia ma originario di Pizzano, un paesino dell’Appennino emiliano. Nel suo libro più famoso, La città delle dame, Christine si batteva, in anticipo di secoli, per l’emancipazione femminile. Spiegava ai potenti del suo tempo che, se a una ragazza fosse stata concessa la possibilità di studiare, avrebbe ottenuto gli stessi risultati degli uomini. Anzi, forse li avrebbe superati. Oppure sosteneva che bisogna rimuovere le “pietre nere” del pregiudizio gettate lungo il cammino delle donne, su molte delle quali la società inciampa ancora oggi. Nel suo libro La Città delle dame affermava che non esiste differenza di valore fra l’anima femminile, l’anima maschile e la perfezione dei due corpi. Dimostrava inoltre che le donne hanno la capacità di governare; soprattutto rivendicava l’uguaglianza di razionalità, moralità e capacità di giudizio rispetto agli uomini. E lo fece mezzo millennio prima che, nel XIX secolo, iniziasse a germogliare il femminismo come lo conosciamo.

Donne, dunque, in grado di influenzare la politica e le società del loro tempo: come Ildegarda di Bingen, Matilde di Canossa, Teodolinda, Irene di Bisanzio, Sichelgaita, Costanza d’Altavilla, Melisenda, Eleonora d’Aquitania, Giovanna d’Arco, Eleonora d’Arborea, Chiara d’Assisi, Santa Caterina da Siena, Margherita Datini, Battista Sforza e Lucrezia Borgia. E altre che, tra storia e mito, sono diventate nei secoli protagoniste della letteratura e dell’arte, da Beatrice a Francesca da Rimini, da Eloisa a Tristana, da Laura a Ginevra. Fino alle eroine dei romanzi e delle serie tv che segnano il medievalismo dei giorni nostri, spesso portandoci dietro ancora certi pregiudizi, tanto per fare contento san Tommaso d’Aquino.