LA PAROLA

Memoria

Non c’è responsabilità più alta. Per ciascuno di noi quella di perderla è la paura più grande, il pensare che possa accadere ti lascia senza respiro, come un pugno nello stomaco. È la memoria, il dovere di ricordare, testimoniare, tramandare, da cui imparare per costruire un futuro migliore. O, almeno, per non ripetere gli errori del passato. Non c’è nulla di più doloroso che smarrirla, la memoria, non essere più in grado di raccontare a figli e nipoti chi siamo, da dove veniamo, condividere i ricordi, le gioie, le lacrime. E quanta angoscia nel vedere padri, madri, amici che, per malattia o per età, spesso per entrambi, ci sorridono persi chiedendoci chi siamo…

«Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere», scrive José Saramago.

Incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau, si trova questa frase: «Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo». La Giornata della Memoria – il 27 gennaio di ogni anno – venne istituita ufficialmente dalla Repubblica italiana nel 2000 per ricordare l’orrore della Shoah, dell’Olocausto. Quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa buttarono giù i cancelli di ingresso al campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia. Sulla figura di Primo Levi, immenso testimone di quegli anni dell’orrore, TESSERE è ricco di analisi, spunti, approfondimenti. Un terribile interrogativo che Levi pose resta ancora oggi senza risposta, nella sua agghiacciante durezza: «Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?».

Una definizione semplice quanto efficace, sul valore della memoria, la dà Mario Rigoni Stern: «La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita».

Scienza e psicologia ci raccontano che se è vero che siamo composti per più del 60% di acqua, il restante 40% è fatto di ricordi. Siamo quello che siamo stati, il risultato delle nostre esperienze. Nel bene e nel male ciò che abbiamo alla spalle è più decisivo di quello che ci aspetta, di ciò che speriamo, di cosa crediamo. Averne memoria (e trarne insegnamento) è fondamentale.

Il tema della memoria perduta e delle amnesie, d’altronde, da sempre caratterizza anche il cinema. Per “alleggerire” il tutto: come non ricordare la funambolica e forsennata serie legata al personaggio di Jason Bourne – The Bourne Identity e seguiti – super-agente segreto impersonato da Matt Damon la cui missione estrema è ricostruire la sua identità attraverso il recupero della memoria…

La memoria, tornando a noi, è la capacità del cervello di conservare informazioni apprese attraverso l’esperienza o i sensi. Individuale o collettiva, la memoria è presente, a vari livelli, in tutti gli esseri animali; la sua importanza primaria sta nel fatto che non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria. Assieme a ragionamento, intuizione, coscienza, la memoria è una delle basi che rendono possibile la conoscenza.

Studi recenti hanno dimostrato che i bambini, da 3 a 6 mesi di età, sono già in grado di riconoscere i volti delle persone che li accudiscono; dopo il sesto mese sono in grado di ordinare in categorie, volti, oggetti e situazioni. Dopo il primo anno riescono a riconoscere uno stimolo acquisito precedentemente; all’età di due anni conservano numerose informazioni sulle esperienze precedenti; intorno al quinto-sesto anno di età sono capaci di raccogliere i ricordi, concettualizzarli e recuperarli quando è il momento. E da lì il viaggio prosegue, sull’onda dei ricordi. Belli, brutti, preziosi, dolorosi. Averne memoria è l’inestimabile patrimonio di ciascuno di noi.