LA PAROLA

Mezzadria

La mezzadria, così come è scritto su tutti i dizionari, era un contratto agrario in base al quale un proprietario terriero (concedente) assegnava ad colono (ricevente) un podere idoneo alla produzione agricola, che diveniva residenza stabile del coltivatore e della sua famiglia. Questo patto agrario (che prende il  nome da un termine derivante dal latino  che indicava  “colui che divide a metà”) impegnava il colono mezzadro a lavorare i terreni insieme ai suoi familiari, partecipando alle spese di gestione e alla divisione dei prodotti e degli utili  nella misura del cinquanta per cento.

La mezzadria è un sistema di produzione che ha caratterizzato, per oltre sette secoli l’agricoltura di gran parte del Centro Italia,  durante il quale i feudatari proprietari delle terre circostanti i loro castelli decisero di affidarle ai loro servi, perché le lavorassero, dividendone in forma societaria  spese e ricavati.

E proprio in virtù di questo contratto il paesaggio agrario dell’’Italia centrale, e della Toscana in particolar modo, è stato modellato nel corso dei secoli dall’uomo, dando vita ad un territorio che conserva i segni impressi dalla storia, caratterizzato dai suoi dolci crinali punteggiati da ville e fattorie circondate da alti filari di cipressi, da castelli contornati da piccoli boschi e vigneti,  intervallati da piccoli borghi, mercatali  e isolate case coloniche sulla sommità dei poggi.

Nel sistema delle fattorie si articolavano le coltivazioni promiscue tipiche della mezzadria, cioè una mescolanza tra colture erbacee e colture arboree, bosco e piccolo allevamento di bovini, ovini e  suini, sia per  potenziare la forza lavoro disponibile e per alimentare le basi di un’economia di autoconsumo per  la famiglia contadina (formaggio, olio, vino, lana, ecc.),

Il lavoro contadino, di tutta la famiglia, si distribuiva nelle opere che scandivano le stagioni agricole senza pause rilevanti, perché bisognava sempre provvedere ai buoi che fornivano forza aggiuntiva al lavoro o alle pecore, oppure preparare gli attrezzi, lavorare la paglia o la canapa o la lana, potare le piante, sistemare l’aia e le concimaie. La mezzadria ha segnato lungo i secoli, sino alla sua ancor recente scomparsa, il quadro agricolo delle nostre campagne, organizzando e regolando la vita della società rurale e muovendone l’economia.

Il paesaggio agrario mezzadrile che connota il paesaggio toscano, così come ancora oggi lo conosciamo,  si conforma e caratterizza proprio per il mantenimento di un sostanziale equilibrio, un armonia che si era venuta a formare tra l’intervento umano,  attività economiche e assetto ambientale.  Si può dire che la “mano invisibile” che ha fortemente inciso nella costruzione  di questo paesaggio, attraverso un lento ma costante processo plurisecolare di interventi sul territorio dal medioevo sino alla metà del Novecento,  sia stata proprio la mezzadria. Allo stesso tempo il rapido declino della società rurale mezzadrile ha anche determinato l’emancipazione delle popolazioni contadine ed il superamento dei rapporti sociali improntati al paternalismo agrario tra padroni delle terre e coloni.

Nel diritto italiano, la mezzadria, come antico sistema di conduzione poderile che regolava al contempo un rapporto sociale molto complesso, è stata abolita formalmente  il 15 settembre 1964, con la legge  n. 756, anche se l’ultima “inesorabile” proroga è scaduta solo l’11 novembre 1993.