DAILY LA PAROLA

Mini

"Mini", opposto di "maxi", è particella abusata in parole composte che dovrebbero far inorridire la Crusca. Ma è anche il nome di una famosa automobile che ha fatto furore tra generazioni di giovani

Non sono molte le particelle – derivate da un termine latino o greco e impiegate, non solo nella lingua italiana, per attribuire una caratteristica specifica a un’altra parola – che hanno conquistato un significato proprio e quasi indipendente, tanto da poter utilizzare l’articolo indicativo dinanzi a sé.

Certamente quella che potrebbe fregiarsi del suo opposto – maxi– anch’essa impiegata per far riferimento al massimo in espressioni ellittiche e anche come elemento lessicale autonomo (c’è un cono gelato che si chiama così ed addirittura una struttura espositivo museale a Roma) – è la particella mini – tratta dal latino minĭmus, minimo, ma, precisa il Vocabolario Treccani «dietro l’esempio dell’inglese mini– (sentito però anche come riduzione di miniature, miniatura)».

Si va infatti a vivere in un miniappartamento, si vara una miniriforma (ma non c’entra nulla che a proporla sia un “mini-stro”) della quale si può aver notizia scorrendo un minischermo comprato malgrado il ministipendio, facendo riferimento a dimensioni inferiori a quelle normali, ma quando vive di vita propria e s’incensa dell’articolo “la” davanti…

Sì, certo, tutti pensiamo alla gonna accorciata ai minimi storici da Mary Quant negli anni sessanta, divenuta simbolo della Swinging London, le cui antesignane affondano nella notte dei tempi quando le signore indossavano la tunica e certamente, forse solo con qualche centimetro in più, avevano già fatto la loro comparsa quando si ballava il charleston negli anni Venti.

Ma “la Mini”, con tanto di maiuscola, è quella macchinetta progettata nel 1959 da Alec Issigonis per la British Motors Corporation che la mise in vendita con i marchi Austin e Morris. Dotata di un motore a 4 cilindri di 850 cm3, montato trasversalmente nella parte anteriore dove risiedevano anche cambio, coppa unica dell’olio e trazione, con ruote di soli 10 pollici per limitare l’invasività dei parafanghi nell’abitacolo. Lunga appena 303 centimetri e in grado, tuttavia, di ospitare 4 persone, la vettura ebbe un enorme successo. Costruita anche in Italia dalla Innocenti e in Spagna dalla Authi, allestita dalla Cooper con motori fino a 1.300 cm3, vinse numerosi rally, tra cui quello di Montecarlo nel 1964. Subì nel tempo numerosi rimaneggiamenti e ne fu realizzato un modello “mini-station-wagon”, la Clubman Estate. Prodotta fino al 2000 è stata una delle prime auto “resuscitate” ispirandosi alle linee originali, com’è stato anche per la Fiat 500 o per il Maggiolino della Volkswagen. Dal 2001, infatti, la Bmw ne ha messa in circolazione una che di “mini” conserva solo il nome.

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