LA PAROLA

Multitasking

C’è poco da fare, non siete multitasking! Molti mariti, più che i fidanzati, a meno che nonsiano di lungo corso, si saranno certamente sentiti ripetere questa frase dalla propriacompagna che lavora, partecipa attivamente alle emozioni dei figli mentre pensa a cosa dar loro per cena e da vestire, oltre che alla casa ed al suo contenuto, per evitare che vadano inmalora. Compagno incluso.

Questo articolo potrebbe essere quindi indirettamente utile alle consorti di coloro che, non conoscendolo, si saranno ben guardati dal chiedere il significato di questa parola per quella sorta di istinto di conservazione che consente di intuire che l’apprenderlo da chi la pronuncia potrebbe significare l’inizio della fine di una rendita di posizione: quella di una stereotipata inattitudine.

In italiano, essere multitasking significa essere in grado di organizzare e/o fare due o più cose insieme, contemporaneamente. Anche in Inglese a dire il vero. L’Oxford Dictionary, nella sua semplificata versione online, ci conferma che il termine sia utilizzabile sia con riferimento ad una persona che ad un computer. Curiosando tra le frasi riportate quali esempi dell’uso che se ne fa Oltremanica, si potrà notare che il luogo è comune anche lì: si tratterebbe di una caratteristica prettamente femminile. Sul dizionario Treccani invece il significato che ne viene dato è esclusivamente riferito al mondo dei processori. Senza indugio, il lettore è indirizzato verso la traduzione italiana, la parola multiprogrammazione: «In informatica, modo di funzionamento di un calcolatore elettronico digitale ad accessi multipli che dà luogo all’esecuzione contemporanea di diversi programmi applicativi …».

A ben guardare però la contemporaneità sarebbe, in realtà, mera illusione. Il computer non riuscirebbe infatti ad eseguire più di un comando alla volta e dedicherebbe tempi infinitesimali ai vari software in esecuzione distribuendoli in modo da velocizzare il complesso delle elaborazioni in corso.

La possibilità di pensare a due o più cose nello stesso istante sembra d’altra parte preclusa anche al nostro sofisticatissimo cervello. Possiamo fare più cose nel tempo che la nostra mente considera “lo stesso tempo”, ma anche lì, pare, soltanto perché siamo strutturati in modo da gestire i tempi diversi delle nostre percezioni in modo unitario.

L’hardware di base, il nostro corpo, che funziona a prescindere dalla nostra volontà (cuore, polmoni e compagnia) esegue contemporaneamente i compiti degli organi specializzati nelle varie funzioni, ma il tutto avviene a livello inconscio e non certo non perché lo pensiamo, assumendo che il pensiero sia del tutto volontario. Proprio come per gli elaboratori. Una volta accesi, la ventola parte, l’hard disk gira e le lucine si accendono a prescindere dall’esecuzione di ulteriori applicazioni di rango superiore.

Le macchine ci supereranno? La progettazione di computer quantistici potrà probabilmente consentire ai processori la valutazione di più soluzioni contemporaneamente in quanto il qubit, l’unità dell’informazione quantistica, può assumere contemporaneamente più stati e non come il vecchio bit alternativamente “0” oppure “1”. Sfruttando questa proprietà delle particelle atomiche e subatomiche avverrà il salto che condurrà al vero sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il consumatore potrà finalmente dedicarsi esclusivamente a consumare, senza pensarci su. A pensare ci penseranno le macchine. Siamo pertanto condannati a compiere una rivoluzione culturale per evitare di finire per consumare anche noi stessi.

E già serpeggia, infatti, un crescente desiderio di consapevolezza nell’iperteso ambiente globalizzato e forse il maggior tempo a disposizione di cui potremo disporre grazie all’intelligenza artificiale ci consentirà di dedicarci allo sviluppo della comprensione profonda della realtà di cui siamo un possibile stato, artefici e sua espressione. Il solo iniziare ad immaginarlo ci aiuterà. Prima o poi saremo davvero multitasking, ma a nessuno verrà in mente di vantarsene o di trarne vantaggio a scapito di altri.

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