AMORE E DINTORNI VISIONI

Niente sesso, siamo millennials

Corredato dalle foto che Evan Baden ha scattato chiedendo ad alcuni attori e attrici di posare per ricostruire scene ispirate a foto trovate online, “Internazionale”, il settimanale con cui TESSERE ha una partnership, ha pubblicato un articolo di Cristiano Barducci intitolato La pornografia fa scuola, concedendoci di riprodurlo.

CRISTIANO BARDUCCI

In fondo a un lungo corridoio pieno di sole e rumore, Victor ha trovato un’aula vuota e silenziosa dove possiamo parlare. È un ragazzo di origine nigeriana, ha diciassette anni, i capelli crespi e un piccolo ciondolo al collo. Siamo al terzo piano della sua scuola, un istituto tecnico di Bologna. «Dal porno ho imparato che ognuno è padrone del proprio corpo e può farci quello che gli pare», racconta. Victor non ne guarda molto, e sorridendo esclude che gli possano capitare situazioni come quelle viste in certi video – «tipo ritrovarsi a consegnare una pizza e finire a letto con una ragazza» – ma ammette: «Grazie alla pornografia ho imparato le posizioni. E ho capito come approcciarmi a una tipa che non conosco». Dice di pensare spesso alle immagini delle ragazze che vede sui social network – e a come costruire e comunicare la sua, sempre in competizione con gli altri.

«Per molti di noi è così. Questa cosa ci sta sovrastando». Victor usa Instagram per contattare molte sue coetanee. «Con le foto che postano, le ragazze vogliono farsi conoscere e far parlare di loro in giro. Vogliono che si dica: “Guarda che gran culo ha questa”. Ormai di una tipa, prima di tutto, guardiamo quello». Anche lui usa Instagram per farsi conoscere. «È una specie di ossessione. Passiamo molto tempo a guardare e a commentare le foto».

Victor è uno dei tanti ragazzi e ragazze con cui parlo prima che la scuola finisca, un giorno caldo che anticipa l’estate, per capire quanto c’è di vero, di verosimile e di immaginato – o di proiettato – nella visione che hanno gli adulti della sessualità degli adolescenti, e del loro approccio al porno.

Se ne parla tanto sui giornali e in tv – spesso con toni moralisti e giudizi severi – e ogni tanto è pubblicato qualche studio che fa discutere. Uno degli ultimi è uscito nel 2016 sulla rivista “Archives of Sexual Behavior” ed è stato molto ripreso sui mezzi di informazione. È una ricerca condotta negli Stati Uniti che ha coinvolto 30mila persone, ma è stata usata come metro universale per misurare la sessualità dei giovani in tutto il mondo – o per lo meno in occidente. Il risultato è stato riassunto sempre più o meno così: i millennials, cioè i nati negli anni ottanta e novanta, fanno meno sesso rispetto alle generazioni precedenti.

Nello specifico, solo il 44 per cento delle adolescenti ha dichiarato di aver fatto sesso, mentre 25 anni fa la percentuale era del 58. Oggi gli adolescenti che lo hanno fatto sono il 47 per cento, contro il 69 di 25 anni fa. I motivi sarebbero i più diversi: è colpa della tecnologia e dei social network, delle serie tv, della pornografia, del fatto che si va via di casa sempre più tardi.

Ma è davvero così? Non sarà che queste conclusioni, come scrive Maïa Mazaurette su “Le Monde”, sono influenzate dal fatto che a tirarle sono troppo spesso adulti che hanno una visione ben precisa del sesso, e che magari questa visione non rispecchia quella che hanno gli adolescenti? È per questo che ho chiesto a loro di raccontare le loro esperienze con la pornografia e la sessualità, e l’idea che se ne sono fatti, senza filtri. Per sentirsi più liberi, mi hanno chiesto di evitare di citare i loro nomi, per questo quelli usati sono di fantasia.

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