IL PERSONAGGIO

Nina Simone, turbamento in tre tempi

Nina Simone, al secolo Eunice Kathleen Waylon (Tyron 21 febbraio 1933 – Carry-Le-Rouet 21 aprile 2003). Questa donna – che a tre anni suonava il piano a orecchio, cresciuta nella società segregazionista della Carolina del Nord, malmenata dai mariti, impegnata nei diritti civili, che inciderà 40 album, amata dal mondo e infine massacrata dal tumore al seno – in tutta la vita non ha sentito ragioni!

Ha portato a compimento la sua missione rimestando nei panni sporchi dei sentimenti di ognuno, ridando loro passione e dignità. Tutto il resto è storia che potete leggere qui.

Non tanto ascoltarla quanto vederla, vederla sui palchi del mondo sempre con quell’aria smarrita, genera una tenerezza infinita. Nina, sempre in cerca di conferme. Ride pochissimo, a volte sorride, come qualcuno che è uscito da poco da un dolore per rientrare in una realtà che va presa con le pinze. I suoi occhi cercano attorno a sé chissà che cosa. Ha bisogno di parlare, dialogare, non col pubblico ma con ogni singola persona, spiega la canzone, chiede aiuto, gioca, cerca di condividere profondamente con il pubblico ogni sua sensazione in ogni singolo pezzo… e poi canta.

Guarda nel vuoto, davanti a sé, in un lungo silenzio autistico in cui solo le sue dita sul piano riescono ad aprire un varco… e poi canta.

La sua voce parte in un soffio tremolante, falsamente incerto, come i bambini al saggio di fine anno… e poi canta… Feelings

Feelings – Montreaux 1976

«Niente a che vedere col circo, né acrobata, né mangiatore di fuoco, piuttosto un santo a piedi nudi», cantava De Gregori; e Nina seduce, vezzeggia, intenerisce, agogna un’attenzione d’amore, ipnotizza. Attacca col piano un giro che sembra ripetersi all’infinito, le dita sfrecciano sulle rotaie che portano lontano, leggere e sicure; i tasti le inseguono, stremati. Poi Nina abbandona il piano, adesso tocca al suo corpo inseguire il richiamo delle percussioni, adesso si danza… Sinner man.

Sinner Man – Montreaux 1976

Non ci si abitua ai suoi arrangiamenti, mai. Il piano brama le sue mani, vuole sapere, conoscere dove può arrivare, dove lo condurrà stasera: se è jazz che jazz sia! Se è classica, e sia classica. Ma Nina è una pranoterapeuta che accorda i dolori e ne restituisce un’energia nuova, tutta da scoprire, anche per uno Yamaha navigato.

Con gli occhi chiusi, a farsi attraversare i Chakra dalla voce di Nina Simone, si fa la pace con i propri demoni: Black is the colour of my true love’s hair

Black is the colour of my true love’s hair – live 1969

Nina ha calato le sue reti, ha rapito occhi e cuori. Quando il concerto sarà finito, lancerà baci e lascerà andare i suoi prigionieri d’amore, che vorrebbero non tornare più liberi e soli…..

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