CRITICA LIBRI

Omicidi a Roma: le “Formule mortali” di François Morlupi

Su “Succedeoggi”, la rivista culturale con cui TESSERE collabora per ampliare il pubblico di quanti sono interessati alla cultura e al sapere, la recensione del romanzo Formule mortali, di François Morlupi, scritta dal nostro collaboratore Marco Fiorletta. Un giallo ambientato nel cuore di Roma, il primo dello scrittore italo-francese, che inchioda il lettore dalla prima all’ultima pagina, tra omicidi raccapriccianti e colpi di scena, fino alla chiusura delle indagini destinate a cambiare per sempre anche i poliziotti che le hanno condotte. 

Immaginate un commissariato di quartiere di Roma che ha a che fare tutti i giorni con liti condominiali, furti e furtarelli, scippi e raramente, oddio mica tanto, omicidi. Figurarsi poi un omicidio, all’interno di villa Sciarra, che supera la più perversa delle idee. Aggiungete una squadra problematica e, sembrerebbe, raccogliticcia e il quadro è completo.

François Morlupi, al suo primo romanzo, Formule mortali (edizioni Croce, 15 euro), ne tira fuori un libro godibile in cui, ad una trama con parecchi colpi di scena, aggiunge una attenta analisi dei personaggi e non fa mancare molti riferimenti alla Roma di oggi e ai suoi mali. È un’opera prima e, a mio parere, risente molto delle letture dell’autore, che ancora non ha sviluppato un forte segno caratteristico della propria scrittura, cosa che non impedisce al lettore di avere voglia di terminare la lettura per capire e saper come il commissario Ansaldi e la sua squadra possano venire a capo della cruda successione di omicidi raccapriccianti.

Ogni personaggio è ben descritto nelle capacità investigative e nei problemi personali che ognuno si porta dietro, con i fardelli quotidiani che non vengono svelati fino in fondo. Il mancato approfondimento delle dinamiche personali di quella squadra improbabile e raccogliticcia sarà sicuramente materiale per il prossimo romanzo.

Non ci sono super eroi che lottano contro il male da soli e nemmeno geni che racchiudono in se stessi tutto lo scibile della scienza criminologica o quasi, a cui ci hanno assuefatto molti autori americani, e nemmeno la freddezza nord europea. Siamo a Roma, commissariato di Monteverde, e la scrittura ha quell’ironia romana che spesso provoca fastidio in chi non è abituato alla perenne battuta che alberga sulle nostre labbra, pronta a non perdonare nessuno. Chi salverà la viceispettrice Eugénie Loy e gli agenti Leoncini e Di Chiara profondamente segnati dagli sviluppi dell’indagine, che vanno ad aggiungersi, in particolare per la viceispettrice, ai già tanti problemi quotidiani?

Morlupi, italo-francese che ha studiato e vive a Roma, si muove con agio tra la Capitale e la Corsica, dove si sviluppa una parte dell’indagine, regalandoci una piacevole e spiritosa descrizione dei due poliziotti corsi e dell’ospitalità degli isolani. Una curiosità, i lettori più attenti si troveranno ad un certo punto un nome che molto ha significato nella storia della cultura e della politica di Roma.

Trecentosedici pagine che scorrono veloci e senza problemi, a parte il bisogno di una rilettura più attenta per evitare qualche errore.