LA PAROLA

Onagrocrazia

Aveva visto molto lungo Benedetto Croce, quando nel 1925 tirò fuori dalla sua penna il neologismo onagrocrazia, per descrivere il “governo degli asini” o “il dominio degli asini”. Ma certo non immaginava che questo termine, troppo per palati fini per diventare di uso comune, sarebbe tornato utile più volte nel corso dei quasi cento anni che separano l’ora dall’allora. Non perché sia stato usato spesso, ma perché anche dopo il Ventennio, di asini al potere, arroganti e ignoranti, se ne sono visti diversi, e si vedono continuamente.

Ὄναγρος (ònagros) in greco antico significa somaro selvatico, -κρατία (crazìa) potere. Generalmente il termine asino definisce chi non ha voglia di studiare, chi marina la scuola, chi è anche un po’ duro di comprendonio – diciamolo – ma più per scarsa volontà che per reale difetto di capacità. In realtà i somari non sono affatto stupidi e poco collaborativi, sono animali docili, pazienti, intelligenti e volenterosi,  ma è toccato loro in sorte di essere il simbolo dell’ignoranza, per la caratteristica della testardaggine e dell’ostinazione.

Del resto, Pinocchio (non proprio uno scolaro modello), che vendette l’abbecedario per andare al teatro dei burattini, finì per ritrovarsi in testa due lunghe orecchie pelose, che spuntavano dal cappello a cono. Croce, che tanto amava il burattino di Collodi da scrivere che «il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità», non si sottrasse al luogo comune e con i somari al potere volle descrivere la metafora del nascente governo fascista, di cui evidentemente aveva ben valutato l’ignoranza, ma sottovalutato la pericolosità.

Salvatore Battaglia, nel suo Grande dizionario della lingua italiana, definì onagrocrazia una «situazione politica caratterizzata dalla concentrazione del potere nelle mani di persone ignoranti, rozze e arroganti», riprendendo, come scrive la Treccani, queste parole di Croce: «L’altro pericolo, quello degli ignoranti che teorizzano, giudicano, sentenziano, che fanno scorrere fiumi di spropositi, che mettono in giro formule senza senso, che credono di possedere nella loro ignoranza stessa una miracolosa sapienza, lo conosciamo perché lo abbiamo sperimentato bene. Si è chiamato, nella sua forma più recente, fascismo. Io ho preferito denominarlo onagrocrazia».