MEMORIE POESIE ZIBALDONE

Parole dal Lager

«Noi diciamo “fame”, diciamo “stanchezza”, “paura”, e “dolore”, diciamo “inverno”, e sono altre cose. Sono parole libere, create e usate da uomini liberi che vivevano, godendo e soffrendo, nelle loro case. Se i Lager fossero durati più a lungo, un nuovo aspro linguaggio sarebbe nato…»

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi 1963, p. 158

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174 517

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Peina peina

     Peina

         Peinaaa

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Hoffffa hofffame hoffffame

Loroberesh

Vorseeehn    bohhh

Kospiren  acidum

Nausea       nasuaa

.

Freddooooooooooooooooooo

Flech flech!

Du kantor

   Kantor

           Kantor

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Roller suzammen

Nejr sham sheme

Ororos

.

Stooofreddo

Stofffreddonascosstoo

Fradit gelido

Horror terra

                 Horror

Horror

Crampibrot brot brot

Horrorr

.

 

Coro degli uomini liberi

Fame   fame

                    Fame

                                 Fame

Nel cielo di carta

Un grido

Moriva

Nascosto

Udivano altri

Senza vedere

Sguardi opachi

Si aggiravano immersi

Come acido

Filamentoso

Alcuni

Stendevano braccia

Per sempre contratte

Altri

Accartocciati

Nelle bocche spalancate

Senza desiderare vergogna

E’ fango indurito

La nostra terra

Gelido è l’esilio

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«… fuoco verrà giudicherà tutte le cose … e piomberà loro addosso divorandole».

Eraclito, fr. 66

L’originale de “Le parole del lager”

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