CRITICA DIALOGARE IN PACE LIBRI VISIONI

Sei parole per decifrare il risentimento

C’è un libro, La gente. Viaggio nell’Italia del risentimento. E c’è un autore, Leonardo Bianchi, news editor del magazine on line VICE Italia, che prova a spiegare come sia mutato il lessico degli italiani, sempre più arrabbiati, andando alle radici del populismo e analizzando questo mutamento antropologico attraverso sei “espressioni”, tra sostantivi e modi di dire.

Le parole, si sa, hanno un peso, sono importanti, tanto importanti che TESSERE ha deciso di “raccontarne” una al giorno nella rubrica quotidiana “La parola” e il quotidiano “La Repubblica” nell’inserto domenicale dedica ad esse una pagina. Sono molto di più che uno strumento di comunicazione, rappresentano l’identità di un popolo, si evolvono con la sua storia e la rappresentano.

Bianchi che, con il proprio blog La Privata Repubblica, dal 2008 ascolta, interviene e “studia” l’evoluzione della rabbia nel linguaggio, sempre più iperbolico e sgrammaticato, alimentato dai social che offrono lo sfogatoio privilegiato dell’italiano medio con la bava alla bocca, ha individuato queste sei parole osservando il comportamento della piazza, fisica e virtuale, le proteste contro la casta, contro le ondate di migranti, contro tutto, classificandole come la reazione della gente comune al “privilegio” della politica.

Il libro è raccontato dallo stesso autore sul settimanale “Pagina 99”, in edicola questa settimana, incrociando le sue teorie con quelle di chi, prima di lui, aveva osservato il declino del senso politico comune, insieme a quello della Prima repubblica.

Già, perché il gentismo, che può essere considerato un sinonimo di populismo, è un fenomeno che si è accompagnato al lento e inesorabile declino dell’etica e della morale politica, un ossimoro in sé, ed è diventato la bussola dei rampanti di oggi che si propongono alla piazza con «calcolata condiscendenza», per citare il vocabolario Treccani.

«La politologa Nadia Urbinati – scrive Bianchi – lo caratterizza come la reazione della gente comune contro gli adepti della politica; nell’accezione più in voga negli ultimi anni è un modo particolare di stare su internet contrassegnato dal pubblicare meme di scadente fattura, rilanciare bufale o scrivere commenti sgrammaticati e pieni di punti esclamativi. Pur sfuggente, si tratta di un fenomeno politico che ha accompagnato la seconda Repubblica come un’ombra. La mia convinzione è che fissando questa ombra si possano cogliere al meglio le ambiguità, le contraddizioni e le pulsioni profonde della società italiana».

E allora eccole qui le sei parole scelte da Bianchi: gente, casta, rivoluzione, catena umana, sostituzione etnica, chi ti paga?, buongiornissimo!! Caffè?

Facile cominciare con gente, ma con chi ti paga? e buongiornissimo!! Caffè?, Bianchi ha trovato una chiave di lettura nuova, quella che potrebbe andare bene per il ciaone, tanto per intendersi.

Gente è la parola che ha sostituito il più aulico popolo. È la “risorsa primaria” da contendersi nella Seconda repubblica, da cui deriva il neologismo gentocrazia, inventato da Beppe Grillo nel 1992. C’è il gente!, buttato là a mezza bocca e con il sorriso sornione di Silvio Berlusconi, quello della retorica “sondaggistico-pubblicitaria”, scrive Bianchi, e c’è la gente che Michele Santoro, nel lontano 1995 definiva un “contenitore vuoto” da riempire, abbandonato nelle mani del berlusconismo.

Alla gente, Bianchi contrappone la casta, parola entrata nell’uso comune dopo l’omonimo saggio di Rizzo e Stella, il noi e loro, il bene e il male, il bianco e il nero, la cui divisione così netta non è. Ne ha magistralmente riferito qui Andrea Guermandi.

E c’è rivoluzione, con cui Bianchi definisce una specie di marcia degli incazzati, per citare Benigni, contro tutto e contro tutti, che ne 2013 si fece vedere in molte piazze italiane, promossa dal Coordinamento 9 dicembre, «uno strambo movimento che riunisce sigle oscure, guidato da Danilo Calvani, Lucio Chiavegato e Mariano Ferro».

La catena umana è quella del 1993, quando un gruppo di attivisti del Msi accerchiarono il Parlamento sfoggiando t-shirt con la scritta «Arrendetevi, siete circondati». Questa invasione del campo di Montecitorio ha sdoganato le catene umane, che si sono riproposte in momenti successivi in manifestazioni a trazione grillina, scrive Bianchi.

L’espressione sostituzione etnica si commenta da sola. Copyright transalpino a cura del teorico francese di destra Renaud Camus, secondo il quale le popolazioni maghrebine e dell’Africa centrale starebbero soppiantando i “francesi di ceppo”. Riciclata in salsa leghista-italiana da Matteo Salvini, è l’apoteosi del gentismo.

È così anche per chi ti paga? che sottende al concetto qualunquistico che dietro ogni azione ci sia un libro paga, per lo più della casta. «Ultimamente, però, a questa se ne è aggiunta un’altra – scrive Bianchi su “Pagina 99” – ti paga George Soros. Anche in Italia, infatti, il finanziere e filantropo ungherese è diventato, per dirla con un tweet di Wu Ming, il bisillabo che sostituisce il vecchio “complotto pluto-giudaico-massonico”. Soros quindi è dappertutto, è dietro ogni cosa e finanzia chiunque, dalle alte sfere istituzionali, fino all’ultimo commentatore Facebook».

La pennellata finale, l’autore la regala con Buongiornissimo!! Caffè?? ecco l’ultima trovata della deriva linguistica dell’italiano. Merita di essere citata per intero la definizione di buongiornismo, offerta da Bianchi: «quella tendenza online che porta i cinquantenni a condividere compulsivamente immagini sgranate con cui augurano buongiorno ai loro amici o li invitano a prendere il caffè. Chiaramente apolitico, il fenomeno ha assunto una dimensione politica quando grosse pagine Facebook come “Voglio Solo Amore” e “Cuore Piccole Dolcezze” si sono messe di punto in bianco a fare propaganda per il Sì. Si trattava, con ogni evidenza, di una campagna di marketing occulto per far passare certi messaggi governativi. Una campagna, però, che non ha colto minimamente nel segno».

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