LA PAROLA

Paroliere

Tutti bravi a parole! A parole e musica la questione si complica. Per questo esistono le paroliere e i parolieri, gli autori dei testi delle canzoni.

Il paroliere che scrive per offrire il testo al compositore di un’opera musicale, il cosiddetto libretto d’opera, è chiamato invece librettista.

Come moltissime altre, anche paroliere, deriva da un’altra parola, ma con l’eccezionalità del caso: la parola in questione è proprio parola. Il suffisso -ière indica la derivazione tipica dei mestieri e delle professioni; prima, ma non hier, lo –ier francese, e prima ancora il latino –arius sono i suoi predecessori.

Quindi il paroliere è una sorta di artigiano, non proprio un poeta, o almeno non sempre. Lavora comunque materie intangibili, in cui è immerso: mi piace immaginarlo in una nuvola di parole-sensazioni, più che ordinati elenchi da cui attingere. Non termini quindi, ma terminali di immagini, mentre inizia a suonare una musica. Almeno nella fase della prima ispirazione, della prima scintilla, come la definisce in un’intervista, che si può leggere qui, Francesco Gazzé, autore della maggior parte dei testi delle canzoni del più noto fratello Max: «Subito dopo la prima scintilla, inizia il lavoro sulla strofa. Inizia il metodo, che serve a convogliare la creatività nel canale giusto ed evitare sprechi di energie mentali ed emotive. Intorno a quella scintilla comincio a procurarmi  parole chiave per le assonanze del testo, utilizzando un rimario personale che ho sviluppato negli anni. Da questi mattoncini provo a costruire un’immagine che mi sorprenda, consumando decine di tentativi finché non ci riesco».

Un artigiano che ha quindi la fortuna di poter sbagliare quanto può, perché se il testo non funziona semplicemente lo potrà riscrivere, avendo a disposizione una materia primaria inesauribile. Solo il tempo della produzione potrà essergli tiranno, nel caso debba essere rispettata una scadenza.

Ma non si parte sempre dalle parole per scrivere una canzone. Non c’è una modalità universale, ciascun artista più facilmente vedrà o sentirà la propria scintilla scaturire nell’ambito della propria arte, ma anche questa non è una regola assoluta. Anche perché chi scrive canzoni solitamente frequenta sia il mondo delle lettere che quello delle note.

Infine però parola e musica devono vicendevolmente sottolineare le emozioni che esprimono, devono essere consapevoli l’una dell’altra. I versi sono musica e la musica è linguaggio. Accenti e battute coincidono e tutto è perfetto. La voce dell’interprete rende possibile lo svilupparsi dell’armonia tra questi elementi. Ma non è detto che funzioni. Finché non è cantata la canzone è indefinita. Cantarla è come portarla alla luce del sole, come si fa con i tessuti per apprezzarne il reale colore.