DIALOGARE IN PACE VISIONI

Partigia: il 25 aprile con Primo Levi

In piemontese, i partigia erano i combattenti della Resistenza, più spregiudicati nell’uso delle armi, qualcuno oggi direbbe “svelti di mano”. A loro, Primo levi dedica l’omonima poesia, legandoli per sempre alla propria breve esperienza di partigiano, di cui lui stesso non ha mai voluto troppo parlare e durante la quale due giovani combattenti vennero sommariamente giustiziati dai compagni di squadra. La stessa in cui Levi militava.

Sei anni fa, il libro di Sergio Luzzatto, Partigia. Una storia della Resistenza, dedicato a questo episodio (qui, una bella recensione di Marco Belpoliti su “Doppiozero”) è stato al centro di polemiche strumentali per indurre, a partire dal libro, una rilettura della Resistenza e dello stesso Levi.

Oggi è il 25 aprile, il giorno della Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti, di cui i partigiani insieme alla gente comune sono stati i protagonisti. Il 2019 è anche l’anno del centenario della nascita di Primo Levi. TESSERE, su suggerimento di Giorgio Frasca Polara, ripropone la poesia Partigia invitando soprattutto i giovani a leggerla senza interpretarla e legarla necessariamente al momento storico, ma solo a “sentirne” la potenza, la forza delle parole e la sconvolgente attualità

Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?

Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l’assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.

Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell’Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c’è congedo.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.

Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell’alba non ci sorprenda il nemico.

Quale nemico? Ognuno è nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non è mai finita.

Primo Levi