LA PAROLA

Pendolare

 

Nella lingua italiana pendolare è un verbo che indica il movimento oscillatorio, tipico del pendolo, appunto, ma anche un aggettivo, che si attribuisce a qualcosa che assomiglia al suo movimento. Per estensione, perciò, può indicare un fenomeno che si ripete a intervalli ricorrenti nel tempo e, proprio per analogia è diventato anche un sostantivo che definisce le persone che, non risiedendo nel luogo in cui svolge la loro attività, devono recarvisi ogni giorno, e ritornarne ogni sera, servendosi, molto spesso, di mezzi di trasporto pubblici.

Sono pendolari, quindi, gli studenti che ogni giorno affrontano un viaggio per recarsi da casa a scuola o all’università. Sono pendolari i molti lavoratori che per raggiungere fabbriche, uffici, esercizi pubblici devono spostarsi, in un continuo movimento oscillatorio, ripetitivo, che di solito si verifica dal lunedì al venerdì.

Una categoria di persone molto diffusa nel mondo occidentale, che spesso per scelta decide di vivere in quartieri graziosi, lontani dai centri di potere e dalle zone industriali; che si è diffusa in altre zone di Europa prima che in Italia e che riesce, in molti casi, a condurre una vita piacevole o, quanto meno, decorosa.

Lo stesso però non si può dire, purtroppo, dei molti pendolari italiani, come quelli coinvolti nel terribile incidente di Pioltello a Milano: troppo spesso, infatti, nel nostro Paese i pendolari sono costretti a viaggi scomodi, su mezzi inadeguati, su infrastrutture la cui manutenzione è carente e trascurata.

Se si scorre la cronaca degli ultimi dodici mesi si trovano notizie di pendolari fermi dentro tieni freddi; bloccati in stazione, compressi in binari surriscaldati in estate, fino ad arrivare al tragico bilancio del 25 gennaio scorso: tre morti e quarantasei feriti.

Eppure basterebbe poco per capire che chi è pendolare e trascorre parte della vita in movimento – quel moto oscillatorio e ricorrente, che dicevamo prima – avrebbe diritto a viaggi sicuri, posti a sedere, temperature adeguate, orari umani. Tutti quei comfort di cui una società civile dovrebbe farsi carico per permettere al movimento di compiersi, senza alterazioni.

Ricorrere all’etimologia della parole, ragionare, in questo caso, sul fatto che per oscillare il pendolo ha bisogno di non trovare ostacoli nel suo incedere, per riflettere anche su come organizzare i servizi potrebbe essere un primo passo verso la crescita. E per evitare, dopo ogni tragedia, le solite lacrime di coccodrillo.

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