LA PAROLA

Pensiero

Per poter capire cos’è il pensiero, o almeno per poter cogliere alcune delle sue sfumature, è necessario partire dalle certezze. Vorrei cominciare con questa celebre frase in latino: «Cogito ergo sum» del matematico e filosofo Rène des Cartès, noto come Cartesio. La massima letteralmente significa «penso quindi sono», in sostanza l’uomo esiste in quanto essere pensante. Questa formula è il risultato di un lavoro sul metodo racchiuso nel libro De la Methode (pubblicato in forma anonima nel 1637) in cui Cartesio applica il dubbio metodico, nel quale mette in dubbio ogni affermazione fino ad arrivare a conclusioni certe che si reggono su sé stesse, in matematica come in filosofia. Questa affermazione è considerata la base del pensiero moderno occidentale e Cartesio uno dei suoi padri.

Dopo esserci accertati dell’esistenza dell’uomo possiamo addentrarci nelle profonde oscurità del pensiero umano partendo delle sue radici. “Pensiero” morfologicamente è sostantivo maschile che deriva dal verbo latino pensare il quale, a sua volta, viene dal (sempre) verbo pendere ossia “pesare”, inteso come valutare una cosa o soffermarsi a studiarla. Dal verbo di partenza, pensare, derivano parole come impensabile, pensamento, pensata, pensatore o aggettivi come pensieroso, pensante, pensoso e molti altri. Non mancano di certo locuzioni come volgere o rivolgere il pensiero a, soffermarsi su un pensiero, ricadere nel pensiero, essere tormentati da un pensiero assiduo, leggere nel pensiero di ecc.. Il pensiero può anche indicare l’insieme delle convinzioni di un popolo, ad esempio “il pensiero greco”, di un singolo filosofo “il pensiero di Platone” o di un’istituzione come la Chiesa. I pensieri ci appartengono (interamente) e ci identificano, rendendoci unici. «Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente» dice Buddha. Basta pensare a qualcosa per poterla percepire.

Il pensiero è l’attività psichica attraverso cui l’uomo acquista coscienza di sé e della realtà che lo circonda. L’atto di pensare è ciò che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi, ponendolo al di sopra di questi. Il pensiero di per sé è un’azione così semplice ed involontaria che avviene continuamente poiché il cervello umano è perennemente acceso anche durante il sonno, in cui l’inconscio prevale sulla ragione. Talvolta accade, che ci si faccia trasportare dai pensieri, e non pensando di pensare, si pensi con più libertà. In queste occasioni agisce l’inconscio (anche se in maniera minore rispetto ai sogni) che dà una sfumatura interessante, vivace e fantastica ai propri pensieri. Il pensiero non è statico bensì mutevole, variabile, in continua formazione e spesso viaggia a velocità tale che diventa difficile coglierlo in tutto sé stesso, così ne vedi solo l’ombra e non sarai mai sicuro che ciò corrisponda all’originale poiché mentre lo cercavi, esso è cambiato. Quasi per certo, se tenti di raggiungerlo, questo farà di tutto per allontanarsi da te, si renderà sfuggente e inaccessibile. Mentre se ti fai cullare dal flusso della tua mente e sei fortunato il pensiero perduto riaffiorerà come dall’acqua.

Essendo, il pensiero, di per sé un concetto astratto e difficile da figurare vorrei citare le parole di Albert Einstein, che a parer mio riassumono efficacemente l’atto progressivo che compie un’immagine per poter diventare un pensiero. Il noto scienziato risponde alla domanda «Cos’è precisamente il “pensiero”?» con le seguenti parole: «Quando, sotto lo stimolo di impressioni sensoriali, affiorano alla mente certe immagini, questo non è ancora “pensiero”. E quando queste immagini formano sequenze in cui ciascun termine ne richiama un altro, nemmeno questo è ancora “pensiero”. Ma quando una certa immagine ricorre in molte di queste sequenze, allora – proprio attraverso questa interazione – essa diventa un elemento ordinatore, poiché collega tra loro sequenze che di per sé non sarebbero collegate. Un elemento simile diventa uno strumento, un concetto. Io ritengo che il passaggio dalla libera associazione, o “sogno”, al pensiero sia caratterizzato dalla funzione più o meno dominante che assume in quest’ultimo il “concetto”. Non è affatto necessario che un concetto sia connesso con un segno riproducibile e riconoscibile coi sensi (una parola); ma quando ciò accade, il pensiero diventa comunicabile».

Sul pensiero molti grandi letterati, scienziati o conoscitori del mondo hanno scritto e riflettuto a lungo poiché esso è la base del nostro universo e diretto responsabile dell’evoluzione umana; poiché muta l’uomo, muta il pensiero. Il pensiero è talmente importante per l’uomo che la libertà di manifestazione di esso attraverso ogni mezzo possibile dovrebbe essere garantita ad ognuno perché senza di esso non è possibile il progresso. In Italia infatti è il ventunesimo articolo della Costituzione mentre per gli Stati Uniti è il primo emendamento insieme alla libertà di culto.

Vorrei concludere dicendo che a volte forse è meglio non soffermarsi troppo sui pensieri negativi, dolorosi o tristi. Il pensiero anche se fautore di tutto il progresso senza il quale non ci sarebbe stata l’evoluzione umana è anche altrettanto nocivo all’uomo perché rimuginare troppo sul proprio passato o sui propri errori può portare alla pazzia. Riflettere è utile e obbligatorio per poter comprendere sé stessi, gli altri e il mondo che ci circonda ma anche una consapevolezza eccessiva è deleteria. Quindi vi consiglio di lasciare i pensieri amari (tanto meditandoci sopra non muteranno) e sostituirli con i pensieri più dolci cercando di lasciarvi trasportare dalle correnti dei vostri sogni e di fantasticare per un po’, almeno fino a quando la realtà non vi richiamerà.