DAILY LA PAROLA

Piacione

Seduttore, cascamorto, ruffiano? No piacione, come Fonzie, come Renzie, come Silvio ai tempi d'oro. A questo soggetto piace piacere a tutti e a ogni costo. Risultato: si rischia di non piacere a nessuno

Piacione è una parola relativamente giovane della lingua italiana, che ha cominciato a diffondersi, come derivato del verbo piacere, intorno alla fine degli anni Novanta.

Vine usata per definire una persona che vuole per forza «risultare accattivante, piacere a tutti i costi, assumendo atteggiamenti forzatamente seduttivi», scrive il vocabolario Treccani, a prescindere dalla reale avvenenza fisica, dalla simpatia e dall’obiettivo finale. Anzi, a volte il piacione può risultare decisamente antipatico, soprattutto quando assume l’atteggiamento seduttivo in contesti lavorativi, scolastici, in politica (dove abbiamo illustri esempi di piacioni, più o meno recenti).

Non è il seduttore, che di solito è molto più raffinato ed elegante, garbato e dalla dialettica inconfutabile, dalle cui labbra pendono donne e uomini. Non è nemmeno il cascamorto, il corteggiatore che fa la parte dell’innamorato, con meno stile del seduttore. Non si può associare all’aggettivo piacente, che in questo caso indica esclusivamente l’aspetto fisico della persona, né va confuso con il ruffiano, perché il suo è un voler piacere genuino, che non ha niente a che vedere con la piaggeria, l’adulazione, il servilismo.

Niente di tutto questo. Il piacione è tale malgrado se stesso e non è detto che si comporti in un determinato modo per ottenere i favori di una donna, lo fa semplicemente perché desidera piacere a tutti. Lo fa in maniera un po’ esagerata come lascia intendere il suffisso accrescitivo -one, magari con battute, raccontando barzellette, ponendosi al livello dell’interlocutore a cui desidera piacere.

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