LA PAROLA

Plutocrazia

Nella mitologia greca, il nome Plutone, il dio destinato a custodire gli Inferi dopo la morte di Crono, ne annunciava la grande ricchezza già nell’etimologia. Un potere che derivava al dio dal dominio sul sottosuolo, da cui l’umanità estrae, da sempre, preziosi minerali e metalli. Con i doni degli immensi depositi dell’Ade, infatti, sono stati forgiati gli strumenti del potere militare e i simboli di quello economico, quali gioielli e ornamenti.

Plûtos (πλοῦτος) in greco antico, significa appunto ricchezza, da cui, con l’aggiunta di –crazia (κρατία, dominio), deriva la parola plutocrazia. Ovvero «regime, sistema politico e sociale – si legge sul vocabolario Treccani – in cui le persone o i gruppi che detengono la ricchezza mobiliare (grandi finanzieri, banchieri, ecc.) hanno una preponderanza nella vita pubblica ed esercitano direttamente o indirettamente il potere politico ed economico, facendo spesso prevalere i propri interessi particolaristici su quelli generali».

Con l’inarrestabile rincorsa all’accumulo di denaro, la successiva affermazione dei meccanismi del capitale ipertrofico e finanziario, fenomeni quale l’inflazione e la diffusione dei consumi hanno cambiato la condizione di quei significanti materiali del potere e della ricchezza. Se già nell’Ottocento, la borghesia europea poteva accontentarsi di abiti incredibilmente più austeri rispetto ai propri trisnonni barocchi, per la super-borghesia attuale, l’oro sembra certo più utile per qualche “super-circuito” che per uno sporadico rolex, più appropriato per uno spiantato rivestito della classe media che per un vero plutocrate.

Il plutocrate del mondo contemporaneo, colui il cui potere si costruisce sulla ricchezza, ha oggi un aspetto grigiastro o fintamente dimesso, come quello dei grandi ragionieri europei e dei robber barons dell’informatica e del commercio telematico. Sembra ancora più vicino di quanto non lo fossero gli austeri magnati e finanzieri di un secolo fa, ma ancora manipola enormi somme di denaro, tramite ciò che i suoi predecessori condannavano spesso come un’eretica stregoneria, ovvero la finanza.

Il termine plutocrazia fu promosso durante il Fascismo per contrapporre la vitale rivoluzione reazionaria al grande entente liberale (e quindi massonico), bizantino e decadente. Ma nessuno oggi lo usa più se non per scherzare e ci si potrebbe chiedere se, nei prossimi tempi, qualcuno non possa tirare fuori un termine nuovo, ma con lo stesso significato. Povero nostro mondo, povero nostro globo, intrappolato in un eterno ritorno più insidioso di quello nicciano.

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