LA PAROLA

Polenta

Il termine polenta indica un cibo a base di farina di mais e acqua che ha costituito, in passato, l’alimento base per la popolazione di alcune zone d’Italia, fra cui quelle montane di Lombardia, Valle d’Aosta, Trentino, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Inoltre è tradizionalmente cucinata anche in Toscana.

La polenta è un piatto arcaico, uno dei primi impasti cotti dell’umanità. Sembra che fosse in uso già in Mesopotamia dove veniva preparata con miglio e segale. I greci invece utilizzavano la farina d’orzo, ma la versione classica era quella ottenuta cuocendo farina di cereali in acqua bollente salata. Questo piatto prende il nome dal termine latino puls – pultis che significa appunto pastone. Pare che in epoca repubblicana fosse un cibo talmente utilizzato che i Romani venivano definiti pultiferi, ossia mangiatori di polenta. Allora era un impasto a base di macinatura di farro cotto in acqua e sale, che veniva servito insieme ad altri alimenti come ceci, pesce, frutta, formaggi, verdure cotte e a volte anche carne. Seneca cita questo cibo per criticare la sregolatezza dei costumi della sua epoca, attribuendo la colpa del crollo delle doti morali alla frugalità ormai persa e richiama il bel tempo in cui i latini si nutrivano soprattutto di puls e non di pane.

La polenta più usata oggi è quella a base di mais che, dopo la scoperta dell’America, ha sostituito il farro e la segale, anche se in molte località viene preparata con grano saraceno o cereali misti e prende il nome di polenta taragna. Esistono inoltre molte altre varietà e molti modi di mangiarla, dall’utilizzo solido, su un grande tagliere di legno con al centro il condimento o la carne, all’uso liquido, nei piatti cupi, con sughi vari tra cui il ragù o i funghi.

Da polenta deriva il termine polentone, una persona molto lenta, inerte, che fatica a fare le cose, forse in relazione al lungo tempo che la polenta richiede per essere cotta, rimestandola sul fornello per impedire che si attacchi alla pentola.

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