LA PAROLA

Positivismo

Poche figure del XIX secolo sono tanto dimenticate e tanto permanenti, come “un re sotto il monte”, quanto Auguste Comte, il maggior esponente del Positivismo.

Studioso e insegnante dalla carriera discontinua, perso fra tristi vicende personali e alterne fortune intellettuali, Comte voleva creare un sistema filosofico in grado di superare le precedenti fasi religiose e pragmatiche del pensiero umano, ma rifuggendo i dettami dell’Idealismo e delle altre forme mistiche del pensiero romantico. Il Positivismo si voleva porre come il Marxismo in senso prettamente storico e materialista, con lo scopo di “salvare” l’uomo tramite un’evoluzione controllata della società.

Comte rientra nel novero degli autori passati alla storia non attraverso un nome riconoscibile dalle masse, ma attraverso una capillare e diffusissima influenza garantita da innumerevoli discepoli, a loro volta produttori di visioni particolari e derivate della dottrina positiva. La produzione stessa di Comte, come capita sempre ai capisaldi del pensiero, è a sua volta un montaggio originale di socialismo utopistico, storicismo e filosofia della scienza.

L’idea alla base del Positivismo, ovvero che sia possibile migliorare la società tramite l’uso della sociologia e della psicologia come tecniche e la realizzazione di una filantropia universale, è presente ancora oggi come un fantasma potente quanto il comunismo. In Brasile esiste ancora una forte Chiesa positivista ed il motto imperiale del paese ha un’ispirazione positivista.

Nel mondo moderno, non solo le classi intellettuali dell’Occidente e i magnati dell’oriente creano piani politici ed economici animati da un trionfalismo pari a quello degli ideologi del Positivismo, ma le organizzazioni create dopo la Seconda guerra mondiale per rendere il mondo un posto più sicuro, dalle Nazioni Unite fino alla CIA, sono debitrici di una sensibilità tipicamente ottocentesca piegata alle logiche della politica di potenza del Novecento. Ci si potrebbe chiedere cosa direbbe Comte osservando lo stato attuale di queste organizzazioni. Del reso, furono le dottrine positive, proprie delle borghesie liberali, e il marxismo materialista, proprio della borghesia contestataria, che la rivoluzione reazionaria avviata dal fallout della Grande Guerra volle “scagliare” per creare il “Mondo Nuovo”.