LA PAROLA

Prodigiosa

Prodigiosa, come spiega il Vocabolario Treccani, deriva dal latino prodigiosus, der. di prodigio “prodigio”: «Che costituisce un prodigio, un miracolo, un evento eccezionale: fatti, fenomeni p.; uno spettacolo davvero p.; ha una memoria, una cultura p.; possiede un talento p.; è un paesaggio di p. bellezza. b. Che è o sembra effetto di un prodigio, che fa supporre un intervento soprannaturale: rimedio, cura p.; i p. effetti di un farmaco; una guarigione davvero prodigiosa».

Prodigiosa era la memoria di Ireneo Funes, El memorioso, dell’omonimo racconto di Jorge Luis Borges, metafora dell’insonnia, epopea dell’indimenticabile, che viene ad ingombrare il magazzino del ricordo, con una nitidezza, una pervasività, le quali impediscono, di fatto, la riflessione, costituendo un rumore di fondo risultante da miriadi di percezioni sensoriali, vivacissime ed ineliminabili che dilagano senza requie nella sua mente.

Ed è prodigiosa e terribile la memoria di Rebecca Sharrock, ventisettenne australiana, affetta da autismo, che è una delle 60 persone nel mondo le quali possiedono la HSAM (Highly Superior Autobiographical Memory), ovvero soffre di ipertimesia. Questa è una condizione patologica in virtù della quale ricorda ogni singolo giorno della sua vita, anche quelli lontanissimi della prima infanzia. «Il primo ricordo che riesco a datare risale a quando avevo solo dodici giorni. I miei genitori mi avevano messo in macchina sul sedile del guidatore (idea di mio padre) e mi avevano fatto una foto. Da neonata ero incuriosita dal sedile e dal volante, ma, a quell’età, non ero ancora in grado di alzarmi e di esplorare».

Questo ed altro si legge nel blog che Rebecca ha recentemente aperto, per condividere in rete il fiume inesauribile della sua prodigiosa memoria, nella speranza che la narrazione dei suoi ricordi possa servire a psichiatri e neuroscienziati per scoprire le zone inesplorate del funzionamento della mente, aiutando così persone che soffrono di diverse patologie, quali l’autismo, la demenza e l’Alzheimer.

Prodigiosa è infine la Rete, capace di “tessere” una tela infinita di rimandi e condivisioni, che in molti casi, come quello di Rebecca, possono servire a far uscire dall’isolamento moltissime persone.

Ah, se El Memorioso fosse vissuto oggi… Chissà… Forse anche lui avrebbe aperto un blog, un locus borgesiano, dove avrebbe trovato sfogo la sua prodigiosa attitudine a ricordare.

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