ATTUALITÀ IL PERSONAGGIO STORIE

Quando gli astri sono sfavorevoli: la storia di Guillaume Le Gentil

Si dice che gli astri e i pianeti siano forieri di buona o cattiva sorte, al momento in cui si viene al mondo ad esempio, e che influenzino la vita dei popoli, il corso della storia, l’evoluzione della natura. C’è ci nasce sotto una buona stella e chi, invece, sotto una cattiva stella. Segni zodiacali a parte, da quando l’uomo ha iniziato a studiare la volta celeste, dai popoli della Mesopotamia, agli antichi Egizi e forse ancora più indietro, ha affidato alle stelle la lettura delle correlazioni tra le proprie vicende e i fenomeni cosmici.

Ma c’è stato anche chi ha subito un’incredibile serie di eventi sfortunati, legati al passaggio di un singolo astro, tanto da essere appellato come uno degli uomini (di cui le vicende sono note) più sfortunato della storia. Lui è Guillaume Le Gentil de la Galaisière, nato in Francia nel 1725 e, manco a dirlo, astronomo.

Al passaggio del pianeta Venere, nel 1761, sono legati undici anni di sfiga nera per il povero Guillaume, che rimase in balìa degli eventi fino addirittura a essere dichiarato morto, mentre era invece vivo e vegeto, in mezzo alle tribolazioni del viaggio di ritorno. Insomma, la sua cattiva sorte è stata presa come esempio dell’avventura più scalognata della storia della scienza. Fortunatamente non tragica e che si concluse – almeno questo – con un lieto fine.

Nel marzo del 1760, l’astronomo partì da Parigi alla volta dell’India (Pondicherry, per la precisione, che era allora un territorio francese) per osservare, appunto, il transito di Venere sul Sole, previsto il 6 giugno 1761. Le Gentil, infatti, aveva preso parte a un progetto internazionale messo in piedi dallo scienziato e linguista russo Mikhail Lomonosov, che si proponeva di calcolare la distanza della Terra dal Sole attraverso l’osservazione del passaggio di Venere in diversi punti del globo.

Al francese era toccata l’India, che tuttavia non riuscì a raggiungere, perché, quando era ormai all’altezza delle odierne Mauritius, la nave venne fermata a causa della Guerra dei Sette anni, scoppiata tra Francia e Inghilterra. Mancavano ancora poco meno di 365 giorni al fatidico appuntamento con la stella e Guillaime non si dette per vinto. Così, dopo vari tentativi di partire e parecchi mesi di attesa, a marzo 1761 riuscì a imbarcarsi su una nave diretta verso la Costa del Coromandel. Non era proprio Pondicherry, ma sempre di India si trattava e c’erano ancora tre mesi di tempo. Lo scienziato pensava di farcela, anche grazie alle rassicurazioni del comandante sui tempi del viaggio, ma questa volta fu il meteo a mettersi di mezzo con venti contrari e tempeste, che costrinsero l’imbarcazione a stare oltre un mese in mare aperto.

L’arrivo alla sospirata meta, quando ormai il passaggio di Venere era alle “porte coi sassi”, come si dice, fu vano, perché la città era stata, nel frattempo, occupata dagli inglesi, i quali rispedirono la nave alle Mauritius. Così, quando arrivò l’atteso 6 giugno, Le Gentil era in mezzo al mare e non gli fu possibile in alcun modo apparecchiare le strumentazioni per l’osservazione dell’astro. Poco male, Venere sarebbe ripassata il 4 giugno 1769, nove anni dopo. Appuntamento imperdibile, perché per quello successivo ci sarebbe voluto un secolo.

Questa volta Guillaume decise di andare a osservare l’evento nelle Filippine, dove si recò un anno prima della data fatidica. Ma qui c’erano gli spagnoli, che non amavano i francesi e lo cacciarono da Manila. Tornò allora a Pondicherry, nel frattempo riconquistata dai compatrioti, dove costruì un piccolo osservatorio e si dispose pazientemente all’attesa.

Sennonché, già dal primo mattino del 4 giugno 1769, il cielo, fino a poche ore prima limpido come un specchio, si coprì di una coltre di spesse nuvole nere che impedirono all’astronomo ogni tentativo di osservare il passaggio di Venere. Non restava altro da fare che rassegnarsi, rinunciare ad essere consegnato alla storia della scienza come uno degli astronomi che aveva contribuito a calcolare la distanza della Terra dal Sole e rientrare in Francia.

Non sapeva, il poveretto, che alla storia ci sarebbe passato per altri motivi, meno scientifici. Le sue disavventure erano poco più che a metà. Durante il viaggio verso l’Europa, infatti, fu colpito da una grave dissenteria che per poco non lo uccise, seguita dal naufragio della nave alle isole Réunion, dove rimase per diversi mesi. Nemmeno il ritorno di Ulisse a Itaca era stato funestato da tanta malasorte. Guillaume Le Gentil de la Galaisière impiegò undici anni a tornare in patria da quando era partito per la prima volta da Parigi, nel 1760.

Ma non era ancora finita. Arrivato in Francia scoprì che, non avendo notizie di lui da lungo tempo (le sue lettere erano andate perse nei naufragi e a causa delle guerre), era stato dichiarato morto, che il suo posto nell’Accademia Reale delle Scienze era stato assegnato a un altro astronomo, che la moglie si era risposata e i figli avevano dilapidato i suoi beni.

Ma ecco finalmente e inaspettatamente, l’happy end: per intervento del Re in persona, lo scienziato «tornò a essere dichiarato vivo, recuperò il suo posto nell’Accademia e si risposò. Per vivere altri 21 anni in pace», come ha raccontato la rivista Linkiesta per i suoi lettori.