CRITICA LIBRI

Quel caravanserraglio in una Parigi parallela

La vita davanti a sé di Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacew, nato a Vilnius nel 1914 e morto a Parigi nel 1980), pubblicato da Neri Pozza nel 2009 è un libro che pretende il suo tempo, niente ritagli! Il suo tempo. Appena letto il primo rigo è subito chiara la condizione di ostaggi: nessuna libertà sino all’ultimo rigo. Subentra il bisogno fisico di finire la lettura, di licenziare storia, personaggi e autore, tanto è vivida l’esperienza.

A nessuno è concesso il privilegio di raccontare la trama se non al personaggio narrante: «… gli ho spiegato che Madame Rosa era un’ex puttana che era tornata dalla deportazione nelle comunità ebree in Germania e aveva aperto un rifugio per figli di puttana che si possono ricattare con la perdita della patria potestà per prostituzione illecita e sono costrette a nascondere i figli perché ci sono dei vicini che sono delle carogne e ti possono sempre denunciare all’Assistenza Sociale…» (p. 167).

Momò figlio di puttana insieme a un’altra decina di bambini, cristiani, ebrei e musulmani, tutti figli di puttana e Madame Rosa, a Belleville in una Parigi parallela in cui razza, religione, riso, pianto, miseria, hanno rotto gli argini per convergere in un’unica umanità solidale. C’è il signor Hamil, il vecchio venditore di tappeti musulmano che ha insegnato a Momò tutto quello che sa. Poi c’è madame Lola che è un trans senegalese, ex campione di boxe nel suo paese, che porta sempre cioccolatini e champagne. C’è anche il signor N’Da Amédée, il protettore nigeriano che gira con le guardie del corpo e va da madame Rosa affinché lei gli scriva delle lettere alla sua famiglia, visto che è analfabeta. E poi c’è il signor Walumba, il mangiatore di fuoco, che vive in una stanza al quinto piano con tutta la sua tribù, ed infine il dottor Katz, medico e detentore dei segreti di Madame Rosa.

212 pagine che scivolano via toccando tutte le corde di ciò che è umano: «Gary scrive in una lingua chiara, aerea, energica, come in certe pagine di Hemingway» come sottolinea Jérome Garcine nel Dictionnaire de la littérature francaise du 20ème siècle.

Gary è l’unico scrittore ad aver vinto due volte il premio Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese, quello che si può assegnare una sola volta… grazie ai suoi pseudonimi.

Pro-memoria: ricordarsi che i libri sono anche nelle Biblioteche.

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