LA PAROLA

Quercia

La quercia è un grande albero che può vivere moltissimi anni, cresce nelle aree europee continentali, spesso in boschi, anche oltre i mille metri d’altitudine. Si adatta a vari tipi di terreno, resiste bene al gelo in inverno e ama il caldo d’estate; ha bisogno di una buona esposizione alla luce.

Per molto tempo ha ricoperto la pianura padana: ne restano ancora pallidissime tracce, alcune querce isolate qua e là e relitti, testimoni dell’habitat padano prima dei massicci disboscamenti operati dall’uomo nel corso dei secoli.

È un albero maestoso, cresce anche oltre i quaranta metri, e la sua chioma ampia e frondosa è molto elegante; porta sia i fiori maschili, sia quelli femminili; i suoi frutti si chiamano ghiande.

È una pianta così longeva che alcuni suoi esemplari pare superino i 1000 anni di vita: a Stelmužė, in Lituania, c’è una quercia ritenuta la più antica d’Europa, ed ha oltre 1500 anni; a Jægerspris, in Danimarca, ce n’è un’altra di circa 1200 anni. In provincia di Rovigo c’era la quercia di San Basilio, di oltre 500 anni, una delle ultime testimoni dell’antico bosco che ricopriva la pianura padana, morta per cause naturali nel giugno del 2013; in Toscana, in Val d’Orcia, c’è la Quercia delle Checche, che ha circa 370 anni e da quest’estate ha ottenuto la tutela del Mibact, diventando il primo monumento verde d’Italia.

Per gli antichi la quercia era l’albero della vita, sia per la sua longevità, sia perché contiene fiore maschile e fiore femminile.

Per tutti i popoli di origine indoeuropea è il simbolo della forza, albero sacro e oracolare; per i Celti era la regina della foresta, dai rami imponenti e salde radici, simbolo di fertilità e protezione, forza primordiale e capacità di sopravvivere anche nei tempi duri. Plinio ci racconta che i sacerdoti druidi celebravano riti e sacrifici solo in foreste di querce, e secondo alcuni linguisti il nome stesso dei druidi viene dalla radice indoeuropea *dereu, che designa la quercia.

Albero sacro del dio baltico Perkùnas, del padre degli dei greci, l’altitonante Zeus,  degli dei norreni Thor e Odino, è di quercia la clava di Ercole, e nell’Odissea Ulisse consulta due volte il «fogliame divino della grande quercia di Zeus». Tito Livio ci dice che era sacra anche ai Romani, per i quali era la prima nell’elenco degli arbores felices, cioè “recanti buoni auspici”, ed era sacra a Giove assieme alla vite. Secondo Virgilio, l’albero da cui Enea prese il ramo d’oro era, per l’appunto, proprio una quercia.

Di uomo solido, forte e imponente si dice che è una quercia, e per ricordare proprio un uomo così ne è stata piantata una a Pistoia: «Dario come la quercia. Forte e tenace, coraggioso, fedele al dovere e ai valori più alti. Dario come le sue fronde. Generoso e accogliente, porto sicuro, riparo e protezione». Quasi una preghiera.

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