ITALIA LUOGHI MEMORIE

Quel sorriso di Irma (anche ai mentecatti)

Nessuno può spegnere il sorriso di “Mimma”. Irma Bandiera, eroina della Resistenza bolognese, torturata, accecata, trucidata dai nazifascisti ed esposta sulla pubblica via come monito, oggi ha gli occhi che brillano mentre sorride alla città e ai bambini da un enorme murale di una scuola elementare. Un omaggio, in occasione delle giornate della Liberazione, che qualcuno ha vigliaccamente oltraggiato con una scritta. Uno sfregio demente, che la città ha subito ripulito.

Nessuno può spegnere il sorriso di “Mimma”. Irma Bandiera, eroina della Resistenza bolognese, torturata, accecata, trucidata dai nazifascisti ed esposta sulla pubblica via come monito, oggi ha gli occhi che brillano mentre sorride alla città e ai bambini da un enorme murale di una scuola elementare. Un omaggio, in occasione delle giornate della Liberazione, che qualcuno ha vigliaccamente oltraggiato con una scritta. Uno sfregio demente, che la città ha subito ripulito.

Irma Bandiera

Lei, che fu la prima tra le donne bolognesi ad impugnare le armi con la VII Gap Garibaldi, che non rivelò mai i nomi dei suoi compagni, neppure quando le SS la sottoposero a feroci torture e la accecarono prima di trucidarla e di esporla, come monito a chi sosteneva la Resistenza, sulla pubblica via dove abitava la famiglia. Lei, a cui fu conferita la medaglia d’oro alla memoria, e che per il suo coraggio fu definita «faro luminoso di tutti i patrioti bolognesi nella guerra di Liberazione», chissà come reagirebbe oggi se potesse guardare negli occhi chi, vigliaccamente, nella sua città, una di queste notti, ha sfregiato nuovamente il suo viso.

Una scritta su quel grande murale che sorride alla città, un’offesa tanto più grande perché completamente gratuita, fatta senza coraggio e motivazione, insensata se non per chi nulla sa di quel valori, di quella spinta e di quell’amore per la libertà e per la sua gente che spinsero Lei, Irma Bandiera, a diventare un’eroina. Un’offesa, quella scritta, che fortunatamente Bologna ha subito cancellato.

Ma forse, anzi sicuramente, “Mimma” (nome di battaglia) sorriderebbe a quel (quei) mentecatto perché, come riportato nella citazione di Sandro Pertini sul murale, «La coerenza è comportarsi come si è, non come si è deciso di essere». Perché, certamente, oggi Irma Bandiera è felice. È tornata a casa. Alle porte del centro storico di Bologna, nella strada che le hanno intitolato, dove è nata e morta, e come un nume tutelare sorride alla sua città e a bambini delle scuole elementari Bombicci da quello che chiamano “wall artistico”, un dipinto murale. I suoi occhi ilari e vivi sorridono, come una carezza, e illuminano la fiancata della scuola grazie al Comune di Bologna, all’associazione Cheap, al festival di street poster art e al duo di artisti Orticanoodles.

Il murales a Irma Bandiera a Bologna

Un omaggio a una grande donna, un ritratto della partigiana simbolo della lotta al nazifascismo a Bologna che sia disponibile allo sguardo di tutti: questo è il significato del murale dedicato a “Mimma”.

Michele Serra ne parla così: «Un grande murale colorato: bello, vivo, potente. Chi si trovasse oggi da quelle parti passi da via Turati 84, se ne ha il tempo, a salutare Irma. Anche in automobile, basta un attimo, basta uno sguardo di gratitudine e di amicizia. Ovunque voi siate cercate un piccolo segno, un piccolo posto dove celebrare i nostri liberi avi, morti ragazzi. Non è indispensabile — anche se è bello — sfilare in corteo. Nei cortei troppo spesso le beghe di cronaca rubano la scena alla ragione dei vincitori di allora, che fu una ragione larga, una ragione generosa. Per un momento di memoria vera bastano anche il fiore deposto, il gesto grato, lo scorcio di muro, la fotografia, il portone, la lapide, il cippo, la breve sosta silenziosa. Basta un minuto».

A TESSERE piace ricordarla così, con le parole della lettera d’addio che, poco prima di morire, scrisse ai suoi cari: «A voi incomberà il dovere di addolcire il dolore di mia madre. Ditele che sono caduta perché quelli che verranno dopo di me possano vivere liberi come l’ho tanto voluto io stessa. Sono morta per attestare che si può amare follemente la vita e insieme, accettare una morte necessaria. Caro figlio, non posso scriverti tutto quello che sento, ma quando sarai grande e ti immedesimerai nella mia situazione, allora capirai. Non consideratemi diversamente da un soldato che va sul campo di battaglia, sento il volere di Dio e con letizia voglio che esso si compia. Credo che questa sera avverrà, avrei tanto voluto vedere tempi nuovi. Mio caro marito, il mio ultimo respiro sia ancora di ringraziamento al destino, che mi ha concesso di amarti e di vivere sette anni con te. Avrei tanto voluto vederti ancora una volta, ma poiché non mi sono concessi favori, sono troppo fiera per fare una richiesta inutile».

 

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