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Riflessioni su una storia sbagliata

Ha senso aggiungere altre parole a tutte quelle già scritte sulla morte di Pamela, sull’offesa al suo corpo, da viva e da morta, sulla tentata strage di chiara ed inequivocabile mano fascista e razzista (anche se il primo termine sarebbe più che sufficiente, è meglio ribadirlo)?

Ha senso tentare di ragionare quando le posizioni sono tanto cristallizzate, si può discutere delle sfumature di chi vorrebbe minimizzare e di quelle ben più sostanziali di coloro che vedono nei fatti seguenti la morte della ragazza un ulteriore passo in avanti della fascistizzazione della situazione politica italiana?

Partiamo dall’assunto che se lo spacciatore fosse stato italiano il tutto si sarebbe risolto con la condanna, lo sconcerto e qualche editoriale ma la morte, per il momento non si può parlare di omicidio finché non ci saranno i risultati degli esami autoptici, e l’oltraggio al corpo di Pamela sono stati fatti da uno spacciatore nigeriano, quindi extracomunitario, straniero tout court, e per di più irregolare, se fosse stato in possesso del permesso di soggiorno cosa sarebbe cambiato?

Ma esiste un prima e un dopo la morte di Pamela. Esiste un abbandono volontario della comunità ed esiste un tizio che le ha dato un passaggio e con lei ha avuto un rapporto sessuale “consenziente”, ma cosa si intende per consenziente? Oramai questa parola è un alibi per tentare di scagionarsi, rubo parole di altri: «Fare sesso con una persona in evidenti condizioni di subalternità psicologica (alcool, droghe, qualsiasi stato di alterazione) è stupro. Per quanto la vittima possa aver espresso consenso all’atto. Si chiama stupro, è una violenza sessuale anche se l’autore è bianco e italiano». E occorre che i maschi italici si rassegnino, la maggior parte dei reati sessuali e i femminicidi sono opera di bianchi, italiani, parenti di vario grado, amici o conoscenti che si trincerano dietro un sorriso o un drink, in caso di stupro, offerto alla vittima di turno. Altro discorso è la violenza fisica fino all’omicidio che nulla hanno a che vedere con l’amore per la “propria” donna, anzi è l’esatto opposto. È la mancanza di rispetto, il pensare che la moglie, compagna, fidanzata sia una cosa di cui disporre a piacimento e da cui non si accetta anche il più semplice e banale rifiuto. Di conseguenza Pamela, prima di morire è stata stuprata, senza se e senza ma. Senza descrizioni auliche e poesia da due soldi, quattro sarebbero troppo, dispensata su uno dei maggiori quotidiani di questo derelitto paese.

L’uomo che si è indegnamente congiunto con la ragazza le avrebbe dato 50€ per aiutarla. No, le ha dato 50€ per pagare una prestazione sessuale, a lui nulla interessava se Pamela fosse in difficoltà o meno altrimenti sarebbe andato dai vigili, dalla polizia, dai carabinieri, dal prete da chi accidenti poteva darle una mano. L’uomo ha visto solo la possibilità di farsi una scopata (scusatemi) con pochi soldi. E il giornalista suddetto poteva risparmiarsi di fornire una quasi giustificazione al comportamento inqualificabile di costui.

Poi c’è la morte, per il momento abbiamo solo le parole dello spacciatore che dice che è morta per overdose e a questo mi attengo. È capitato e capiterà che poveri sventurati e sventurate siano state abbandonate in overdose dagli spacciatori e che, purtroppo siano morte. Non è capitato che il loro corpo sia stato smembrato per nasconderlo, è vero. Quindi che il colpevole vada condannato e che paghi. Lapalissiano. Immotivato è ciò che è successo dopo. Un fascista con ampi e ben documentati collegamenti con la Lega, si arma e parte per un raid punitivo contro chiunque abbia la pelle nera. Fortunatamente ci sono stati solo (sic) sei feriti e molto spavento, allarme sociale e le immancabili speculazioni. Ma ancor più c’è stato il tentativo di minimizzare.

Questa volta non si è detto che è stata una ragazzata, ci si è limitati a descrivere l’autore della tentata strage come un deviato, giovane con l’infanzia infelice, disturbato mentalmente e altro ancora. Mi chiedo, se tutti quelli che hanno avuto un’infanzia difficile o infelice prendessero le armi cosa accadrebbe? Se è acclarato, come qualcuno vorrebbe farci credere, che è mentalmente disturbato come mai andava in giro armato? Perché non dire che è un fascista dichiarato, che è un razzista, che è un violento? Perché si ha così tanta paura di dire che il fascismo è ancora, lo è sempre stato a mio parere, presente tra di noi? Domenica a Giorgia Meloni è stata fatta la domanda se il fascismo è un problema. È come chiedere all’oste se il vino è buono. E che dire dei tanti che hanno fatto assurgere a ruolo di eroe lo stragista mancato?

La galassia dei movimenti fascisti italiani è ampia e ha come comune denominatore la violenza, il razzismo, chiudere gli occhi e minimizzare vuol dire rendersi complici.

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