LA PAROLA

Rispetto

Tenere conto dell’altro nelle sue differenze senza cercare di modificarle, accettare la diversità di vedute e di opinione, avere un sentimento e un atteggiamento di riguardo e di stima verso una persona, riconoscere a qualcuno il suo valore. In una parola rispetto, dal latino respectus, a sua volta derivato da respicĕre (guardare indietro, considerare, avere stima).

Di questo sostantivo, usato e abusato, nella vita privata come in quella sociale e politica, si sente tanto la mancanza. O meglio di quello che significa: il rispetto richiede una relazione di reciprocità tra esseri umani nei rapporti interpersonali, ma anche riconoscere i fondamenti etici o morali che regolano il vivere civile.

Si rispettano le persone e le cose, le regole e le opinioni, i tempi e gli spazi, le leggi e gli ordini. Perché questo sia possibile è necessario il riconoscimento di una superiorità morale o sociale, come avviene, ad esempio, nei confronti dei genitori o delle istituzioni.

La parola viene utilizzata in espressioni di cortesia formale, «le porgo i miei rispetti»; con riferimento a capacità oggettive che determinano stima, e apprezzamento («abbiamo assunto un professionista che merita tutti i rispetti»). Si usa dire «una persona di tutto rispetto», per definire qualcuno degno di particolare nota, e «una cifra di tutto rispetto», per indicare una somma elevata di denaro.

Nella lingua parlata, si dice «con rispetto parlando» per anticipare le scuse relative a termini offensivi o volgari; oppure «con tutto il rispetto che le devo, lei si sta sbagliando», rivolgendosi a persona in posizione di superiorità per confutarne l’opinione.

Per contro, chi «non porta rispetto a nessuno» non ha regole, offende o danneggia indistintamente tutti. «Mancare di rispetto a qualcuno», è offenderlo e sminuirne il valore umano.

Nella morale cattolica, il rispetto umano è «l’eccessiva considerazione delle opinioni altrui come misura del proprio comportamento morale, in quanto costituisce limitazione o impedimento all’iniziativa», si legge sul dizionario Google.

C’è l’uomo di rispetto, nel linguaggio della mafia, ovvero colui che raggiunto un alto grado nella gerarchia della Cupola.

Infine, si usa in alcune definizioni di natura tecnica o burocratica: foglio di rispetto, quello posto tra il frontespizio e la copertina di un libro; zona di rispetto, nella quale la costruzione di edifici è vietata o soggetta a determinati vincoli; clausola di rispetto, quella per cui il locatore si impegna a tollerare che il locatario prolunghi il contratto oltre il periodo stabilito.

Infine, in letteratura, il rispetto è una particolare forma di lirica amorosa popolare in endecasillabi, simile allo stornello, così chiamata «a cagione della riverenza o venerazione che i cantori dimostravano verso l’oggetto dell’amor loro», spiegava il Carducci.

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