LA PAROLA

Rock

Rock è parola magica. Solo a pronunciarla apre un vaso di Pandora da cui fuggiranno bene e male, bellezza e bruttezza, redenzione e dannazione. E come tutte le parole magiche, le sue origini affondano nella leggenda. E come ogni leggenda che si rispetti anche quella del rock contiene un gran fondo di verità.

In origine era il Rock and Roll, parola composta di due termini, anche contratti in Rock‘n’Roll, che sottintendevano una gamma di sfumature e significati, riconducibili a un denominatore comune, il sesso nella sua accezione più gioiosa e liberatoria. Letteralmente, uno dei significati della parola rock, è scuotersi, agitarsi; roll, invece vuol dire dondolarsi e rotolare.

Su chi sia stato l’inventore della parola, ancora non c’e’ certezza assoluta. La fonte più accreditata ne attribuisce la paternità ad Alan Freed, conduttore radiofonico della Pennsylvania che la usò per la prima volta nel 1951. La nuova parola, destinata a influenzare il corso della storia della musica, del cinema, ma anche e soprattutto del costume, per i decenni a venire, indicava una nuova miscela di suoni derivata dal rhythm and blues. Era la colonna sonora della black people, un insieme di miti e riti destinati a deflagrare dai ghetti neri per invadere l’America dei giovani bianchi della middle class. Era molto più che un suono. Era una nuova creatura. Versatile e camaleontica, s’infilava nelle radio, nei bar, nei drive in e nei supermercati.

Quando Bill Haley lanciò Rock around the clock, colonna sonora del film Il seme della violenza (1954) il brano scalò immediatamente le classifiche, spalancando le porte di una nuova era. Sulle note di «rock a tutte le ore», proponeva non solo musica ma un nuovo, eccitante modello di vita. Quando Elvis Presley esegui il brano al “Ed Sullivan Show” nel 1956, tutti lo acclamarono come “The King”. Un titolo che Elvis The Pelvis si era guadagnato grazie a una sensualità fatta di ammiccanti movimenti del bacino, voce roca e ammaliante che aveva il potere di scatenare fantasie e isterismi di migliaia di ragazze in fiore, fruttando al ragazzo con il ciuffo imbrillantinati una pioggia ininterrotta di dollari.

Bollato come musica del diavolo, nei primi anni Sessanta il rock varca l’Oceano. Sbarca in Gran Bretagna, dove quattro ragazzi della working class di Liverpool, di cui è superfluo fare il nome, ne raccoglievano il messaggio, consegnando alla storia della musica popolare le canzoni più belle di sempre. Erano destinati a diventare più famosi di Gesù Cristo, come dichiarò il fondatore del gruppo. Aveva ragione.

Il resto ormai fa parte della mitologia occidentale dei consumi. Ma dall’alba degli anni Settanta fino ai giorni nostri, il rock si è lasciato dietro una scia di cadaveri. Una lista che parte da Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e arriva fino a John Lennon, a Sid Vicious, e in tempi più recenti, a Kurt Cobain suicidatosi con un colpo di fucile nel 1994, e a Chris Cornell che si è impiccato nel bagno di casa, un paio di mesi fa. Sono solo alcuni nomi di una catena di morti violente, per droga, suicidio o omicidio come nel caso di John Lennon, ucciso a colpi di pistola da un fan, in una cupa notte newyorkese nel dicembre del 1980. E chi è sopravvissuto alla propria leggenda, se l’è portato via qualche male tragico, oscuro, inesorabile. Com’è successo a David Bowie che è morto di cancro l’anno scorso.

Per amor di giustizia bisogna anche sottolineare che per molti il rock ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza. Uno di questi è il regista tedesco Wim Wenders, che molti anni fa lo ha confessato in una lunga intervista: «Il rock mi ha fatto sopravvivere alla dolorosa età della pubertà, ha dato un punto focale ai miei vaghi ma intensi desideri. Mi ha spinto a fare del cinema. Senza il rock forse oggi sarei un avvocato. E gli altri sarebbero qualcosa di diverso. Penso che il rock abbia dato a molti un senso di identità. Sì, il rock mi ha salvato la vita».

Anche lo stesso rock c’è chi dice sia morto, chi ancora vivo, chi addirittura immortale. Buon ascolto, intanto.

Tags