ATTUALITÀ STORIE

Sarà un vino excellente

Non è stato solo uno straordinario artista e un inventore geniale, Leonardo Da Vinci, ma anche un intenditore di vini, un esperto vignaiolo, un enologo ante litteram. Nel cinquecentenario della sua morte, le Cantine Leonardo dedicano al genio 13 etichette prodotte nei 70 ettari che furono di sua proprietà
foto www.leonardodavinci.it

Osservate la mole enorme di opere d’arte straordinarie, di scoperte scientifiche sensazionali e di invenzioni più o meno “futuribili” realizzate (o realisticamente progettate) da Leonardo da Vinci. Tanta roba. Si può essere portati a pensare che fosse totalmente astemio, per mantenere in forma la sua visionaria lucidità; oppure – al contrario – incline ad alzare il gomito, in modo da ottenere dall’alcol un supporto per le sue visioni. Invece, no: il toscano Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Clos-Lucé presso Amboise, 2 maggio 1519), simbolo dello spirito del Rinascimento, non era né astemio, né gran bevitore. È stato, semmai, un intenditore e, per molti versi, pure un precursore della moderna enologia.

Difficile crederci? Beh, era nato a Vinci (Firenze) e probabilmente già da bambino si aggirava tra i vigneti del padre Piero. Cosicché, “da grande”, riuscì a coltivare una vigna e a produrre vino anche a… Milano, dove oggi nessuno immaginerebbe di provarci (in verità, l’unico vino doc prodotto attualmente nell’area della città metropolitana nasce sulle colline di San Colombano al Lambro). Leonardo trentenne era arrivato nel 1482 a Milano, proveniente da Firenze, chiamato dalla corte di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro. Ricevette l’incarico di dipingere L’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. In cambio, chiese, tra l’altro, un vigna nei paraggi. E nel 1498 Ludovico gliene cedette una grande circa 16 pertiche (più o meno, 52 metri per 160).

Le viti – a quanto pare era Malvasia di Candia aromatica – furono impiantate nei campi in fondo al giardino della Casa degli Atellani. Da Vinci continuò a occuparsene personalmente per un paio d’anni, prima di affittarla, una volta lasciata la città, al suo allievo prediletto, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì. Era così legato a quel vigneto che nel 1519 lo citò nel testamento, lasciandone una parte a un servitore e un’altra proprio al Salaì. Finché nel 2015, in occasione di Expo, è stata realizzata una nuova “Vigna di Leonardo da Vinci” nel parco della Casa degli Antellani: tramite un esame genetico di resti vegetali presenti nell’area si è ritenuto di poter identificare la varietà di vitigno coltivato in passato, poi piantato lungo le tracce dei vecchi filari (distrutti dai bombardamenti della II Guerra Mondiale). Oggi è possibile visitare la vigna. Servono altre prove sulla vocazione vitivinicola del genio tuttologo? In una lettera del 1515 Leonardo fornisce al fattore del suo podere di Fiesole indicazioni tecniche precise per ottenere un vino privo di difetti: «Cociosiacosache si voi et altri faciesti senno di tali ragioni, berremmo vino excellente», scriveva.

foto tratta dal libro da “Leonardo e il vino” di Luca Maroni

Ora – una volta svelato che Leonardo è stato il papà di tutti gli enologi – non resta che chiedersi se al giorno d’oggi si possa bere ancora qualcosa degno di lui. Ebbene, sì. La “Leonardo Da Vinci Spa”, del Gruppo Caviro, nel cinquecentenario della scomparsa propone una serie di 13 vini italiani di alta gamma a lui dedicati. Punta sulle “Cantine Leonardo”, con sede proprio a Vinci, e su 70 ettari di vigne, che in parte sono nei terreni a suo tempo lasciati in eredità da zio Francesco al nipote Leonardo. Mentre Villa da Vinci, l’ex Fattoria Montalbano, ospita un nuovo spazio espositivo – Leonardo da Vinci e il Rinascimento del vino, curato da Alessandro Vezzosi – in cui, tra l’altro, sono esposti alcuni frammenti della vite originale ritrovata nel 2008 a Milano nella Casa degli Atellani.

A proposito di vino: come insegnava Leonardo, bisogna bere prodotti di qualità e in modo responsabile. Non è una battuta: nel Codice Atlantico scrisse: «E’l vin sia temperato, poco e spesso. Non fuor di pasto, né a stomaco vuoto». Prendete nota.