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Scalfaro: «Quando De Gasperi (non) disse a Nenni “Tua figlia è morta in lager”»

Da sinistra: De Gasperi, Nenni e Togliatti

Guido Dell’Aquila è stato uno dei più fervidi ideatori di programmi mandati in onda dalla terza rete Rai, di cui dal 2010 è stato vice direttore, tra cui Codice a barre sui diritti dei cittadini, Le storie. Diario Italiano condotto da Corrado Augias; Elisir condotto da Michele Mirabella, Brontolo con Oliviero Beha, Blu notte condotta dallo scrittore Carlo Lucarelli. Prima, però, dopo la lunga esperienza iniziata nel 1972 a “l’Unità”, curando le pagine delle cronache per poi diventare cronista parlamentare, ricopre numerosi incarichi al Tg3 della Rai a partire dal 1990, tra cui quello di Quirinalista durante il settennato di Scalfaro. Da quell’esperienza ha ora tratto il volume Scalfaro. Democristiano anomalo pubblicato da Passigli editore di cui anticipiamo un interessantissimo brano relativo a quando da giovane il futuro presidente della Repubblica imparò una lezione da De Gasperi sulla differenza che c’è fra rapporti politici e rapporti umani: fu quando dovette dire a Nenni che sua figlia era morta in lager.

… Scalfaro comincia a vedere con un occhio diverso quei gruppi, quelle piccole comunità, quelle torri d’avorio in cui gli aderenti parlano molto con se stessi e pochissimo con gli altri. La componente comunista dell’Assemblea, quella socialista, quella marxista leninista, quella cristiana, quella liberale, e anche la corrente massonica e anticlericale che attraversa trasversalmente l’emiciclo, smettono di apparirgli cittadelle ermetiche e inespugnabili. Anzi, inizia a provare ammirazione per quei parlamentari che, dopo i pugni e le botte con cui concludono a volte il dibattito politico alla mattina, sono capaci di ritrovarsi nel pomeriggio, come se nulla sia accaduto, per scrivere insieme la Costituzione. Da dove viene questa capacità? Qual è la molla? Scalfaro che è abituato a cercare la dimensione umana dietro ai fatti, non tarda a individuarla. Almeno da parte dei leader, degli esponenti di maggior rilievo degli schieramenti, le motivazioni profonde sono due. Una politica e una umana. Da una parte, essersi trovati a dire insieme no al fascismo porta tutti a dire sì alle cose che il fascismo ha calpestato lungo la sua strada. C’è una necessità assoluta avvertita da tutti di non farsi tagliare fuori dal voto. Nessuno vuole farsi escludere dal varo di un documento che dovrà regolare la vita degli italiani per decenni. Queste spinte spontanee portano quasi naturalmente a ricercare una consonanza politica che sfocerà alla fine del 1947 nell’approvazione  della nuova Costituzione a larghissima maggioranza.

Scalfaro comprende però che non è solo una stringente logica politica a guidare i maggiorenti dei partiti. Sono tutti uomini in carne e ossa che sono passati attraverso prove di vita durissime. Hanno lottato insieme. Hanno sofferto insieme. Hanno pianto e gioito insieme. Ne ha una riprova una sera quando gli capita di ricevere il segretario socialista Pietro Nenni per accompagnarlo nello studio di De Gasperi. Il giorno dopo è previsto un dibattito di politica internazionale e come vuole la diplomazia politica, il capo del governo incontra uno dei leader dell’opposizione per metterlo al corrente di quanto dirà in aula1.

De Gasperi e Nenni

Scalfaro accompagna Nenni da De Gasperi e vede i due scambiarsi un saluto affettuoso, rivelatore di una amicizia e di una fraternità molto più profonde di quanto i rapporti politici ufficiali lascerebbero supporre. Stessa cosa all’uscita dal colloquio. Dopo aver riaccompagnato Nenni alla porta, il giovane Scalfaro non resiste alla curiosità e torna da De Gasperi per confidargli la propria meraviglia. Lo statista trentino risponde volentieri e con dovizia di particolari. «Vedi Scalfaro, voi giovani forse non potete capire ma noi abbiamo sofferto insieme. Magari in modo diverso, ognuno di noi col nostro sentimento, con le nostre idee, le nostre convinzioni, ma abbiamo sofferto insieme».

Vittoria Nenni

Poi facendosi più cupo e senza nascondere la tristezza, continua: «Ti racconto ciò che mi è capitato quando ero ministro degli esteri nel 19452. Nenni aspettava notizie di una figlia3 che era stata mandata in campo di sterminio. Non c’erano notizie ufficiali, anche se Nenni aveva avuto non so per quali altre vie sentore che la figlia non fosse sopravvissuta. Noi italiani avevamo un inizio di intelaiatura diplomatica non ancora completa e non ancora rodata; decisi perciò di chiedere l’appoggio della Chiesa che aveva una struttura diplomatica molto più solida della nostra anche perché il Vaticano aveva mantenuto i nunzi apostolici4 nelle zone di guerra; mi appoggiai anche alla Croce Rossa internazionale per avere notizie certe, ma passarono molti giorni senza che sapessimo nulla. Alla fine, c’era stata da poco la Liberazione del Paese, eravamo nel mese di maggio, arrivò la notizia che avevano ritrovato la figlia di Nenni ad Auschwitz. Morta. Telefonai a Nenni, dicendogli soltanto “vengo da te”. Nenni era il direttore dell’“Avanti!che aveva la redazione a due passi dal palazzo Montecitorio. Avrò impiegato sì e no cinque minuti a raggiungerlo e camminando continuavo a ripetermi: “cosa posso dire a un padre che ha perso la figlia; che l’ha persa in un campo di concentramento; una figlia che avrà provato chissà quali sofferenze; alla quale avranno calpestato dignità e diritti… Cosa posso dire – mi ripetevo – a un padre, a un uomo che non crede, che rispetta sì la religione ma dalla religione non trova conforto…”. Mentre pensavo queste cose arrivai davanti alla porta del suo ufficio di direttore. La spinsi e ci ritrovammo abbracciati a piangere insieme. Non c’era stato bisogno di parlare perché Nenni aveva capito tutto quando gli avevo detto “vengo da te”. Se solo avessimo trovato la figlia anche agonizzante ma viva, gliel’avrei gridato al telefono. E invece mi sentì dire solo “vengo da te”. Vedi Scalfaro, questa cosa né lui né io potremmo dimenticarla mai».

Oscar Luigi Scalfaro si forma tra personalità di questa levatura5. Sono uomini anche di un paio di generazioni più grandi di lui; che non hanno piegato la schiena durante il fascismo, che sono arrivati o tornati a sedersi sui banchi di Montecitorio dopo aver condiviso gli anni bui del regime, la guerra, la lotta di Liberazione e che adesso provano a ricostruire assieme il Paese….

1 De Gasperi non era solito riservare analoga cortesia istituzionale a Palmiro Togliatti, segretario del PCI.

2 Dal 12 dicembre 1944 al 18 dicembre 1945 Alcide De Gasperi fu ministro degli Esteri del governo Bonomi, nominato da Ferruccio Parri.

3 Si trattava di Vittoria, la terza figlia di Pietro Nenni. Il leader socialista l’8 marzo del 1911 aveva sposato Carmela (detta Carmen) Emiliani. Dal matrimonio erano nate quattro figlie, tutte femmine: Giuliana (1911), Eva, detta Vany (1913), Vittoria, detta Vivà (1915), e Luciana (1921).  Vittoria sposò giovanissima il francese Henry Daubeuf, con il quale entrò a far parte della Resistenza francese. La coppia fu poi arrestata dalla Gestapo nel 1942. Henry Daubeuf fu ucciso a Mont Valérien l’11 agosto dello stesso anno, mentre Vittoria dopo un periodo di detenzione del campo di Romainville fu deportata ad Auschwitz, in Polonia, il 23 gennaio del 1943. E ad Auschwitz morì. Vittoria avrebbe potuto avere salva la vita rivendicando la propria nazionalità italiana, ma volle seguire la sorte delle compagne d’internamento e dichiarò di sentirsi francese. Pur non essendo iscritta a partiti comunisti o socialisti, si unì al gruppo di prigionieri comunisti francesi. Fu assegnata ai lavori nelle paludi. Morì nell’estate del 1943 probabilmente di tifo, anche se i sovietici che per primi liberarono il campo trovarono negli archivi una scheda intestata alla deportata numero 31635 Vittoria Daubeuf, su cui i medici nazisti avevano scritto «deceduta per influenza» (Cfr: Archivio Associazione nazionale partigiani d’Italia). Il padre Pietro ebbe la notizia ufficiosa della sua morte solo l’anno successivo, mentre la conferma gli arrivò per bocca del ministro degli esteri De Gasperi, come raccontato da Oscar Luigi Scalfaro. Nel campo di concentramento di Auschwitz ancora oggi è visibile una lapide dedicata a Vittoria Nenni, in cui sono incise quelle che vengono considerate  le sue ultime parole: «Dite a mio padre che non ho perso il coraggio mai e che non rimpiango nulla».

4 Il nunzio apostolico dello Stato vaticano è un diplomatico accreditato presso uno Stato estero. E’ l’equivalente del nostro ambasciatore.

5 Nell’intervista rilasciata ad Andrea Scazzola il 31 marzo 1991 per la trasmissione Lo specchio del cielo, di Rai-Radiodue, Scalfaro disse: «Il valore umano viene prima di ogni altra cosa, anche in politica. Tra coloro che ho conosciuto, Alcide De Gasperi è stato senza dubbio colui che ha saputo meglio affermare questo valore».