LA PAROLA

Sciacallo

«Gli sciacalli sono dannosi per il loro svergognato brigantaggio. Divorano quanto mangiano, ma derubano anche cose che non mangiano, la loro passione per rubare è forse pari alla loro voracità. Uccidono colla crudeltà e derubano coll’astuzia». Così il biologo e scrittore tedesco Alfred Edmund Brehm descriveva gli sciacalli nella monumentale opera Vita degli animali, sei volumi pubblicati tra il 1863 e il 1869, che lo rese celebre.

Non ce ne vogliano gli attivisti dell’associazione People for the Ethical Treatment of Animals (PETA, di cui TESSERE ha raccontato qui una delle finalità), ma l’abitudine di questi canidi di cibarsi, oltre che di piccole prede vive, anche di resti di animali uccisi da altri predatori, unita forse a descrizioni non accuratamente scientifiche come quella di Brhem, ne ha fatto, storicamente, il simbolo di persona avida che «approfitta delle altrui sventure per rubare; in particolare, chi, in occasione di cataclismi o eventi bellici – scrive il vocabolario Treccani – saccheggia case e luoghi abbandonati, deruba cadaveri o persone indifese; anche chi, nei sequestri di persona, si inserisce con false promesse nelle trattative per trarne profitto».

La parola sciacallo deriva dal turco çakal, che ha origine a sua volta dal persiano shaghāl (il quale deriva, probabilmente, dal sanscrito śṛgālaḥ) ed è il nome di alcune specie di mammiferi carnivori simili al lupo, di colore giallo rossastro con sfumature più scure sul dorso, di abitudini prevalentemente notturne, diffusi soprattutto in alcune zone dell’Africa, dell’Asia e, in misura minore, dell’Europa Meridionale.

Non si salva il povero sciacallo nemmeno in letteratura dove riconduce a personaggi crudeli e di dubbia moralità, da Sydney Carton (soprannominato “lo sciacallo”) del Racconto di due città, di Dickens, allo spietato killer descritto da Frederick Forsyth, nel romanzo Il giorno dello sciacallo, adattato al cinema una prima volta nell’omonimo film di Fred Zinnermann, del 1973, e in The Jackal, di Michael Caton-Jones, nel 1997, fino al supercriminale che si fa chiamare “sciacallo” nei fumetti Marvel dell’Uomo Ragno, al romanzo Il presagio, di David Seltzer, in cui il protagonista, Damien l’Anticristo, è stato partorito da una femmina di sciacallo.

Dall’uso di questo termine per definire comportamenti fortemente negativi e antisociali, deriva la parola sciacallaggio, di cui il genere umano non manca di dare luminosi esempi, sia saccheggiando le proprietà altrui in caso di calamità, sia sfruttando cinicamente informazioni (spesso riservate) per danneggiare gli avversari (in politica succede spesso), sia con il cosiddetto sciacallaggio mediatico che fa leva su ogni genere di notizia per trarne vantaggio e visibilità a scapito della dignità e della riservatezza altrui. E anche in questo ultimo caso, ne abbiamo avuti di esempi luminosi, proprio in questi giorni, da parte di “alti” rappresentanti delle istituzioni.