DAILY LA PAROLA

Severamente

Severamente puniti dovrebbero essere i trasgressori di tutti i divieti, non solo di quelli enunciati severamente. Altrimenti gli altri, i divieti indulgenti, dal cittadino possono esser scambiati solo per consigli, suggerimenti

L’avverbio severamente è spesso usato nella lingua italiana in una maniera che rivela un fastidioso lato del carattere di questo popolo, la cui storia è scandita da “ventenni” uno più triste dell’altro e da una lunga sfilza di condoni, indulti, prescrizioni. Un carattere, si potrebbe dire, che andrebbe «punito severamente». Vale a dire con una pena grave e pesante, propria di chi «esercita la propria autorità o il proprio ufficio con rigore, senza indulgenza e senza debolezza».

L’espressione in cui questo avverbio assume un nauseante significato rivelatore è quella che enuncia un divieto: «è severamente vietato…». Se cogliere le ciliegie o gettare le sigarette per terra è cosa che non si deve fare, perché calcare la mano con quell’avverbio? E allora, se qualcosa è vietato severamente, cos’è che non lo è?

Il monito induce chi lo legge a ritenere che altre cose interdette non debbano esser prese così alla lettera e che insomma i divieti non tassativamente definiti dall’avverbio severamente siano eludibili, inascoltabili.

Il “magazine” dell’Enciclopedia Treccani assolve quest’espressione così ambigua e disorientante. Rispondendo al quesito di un lettore attribuisce la specificazione del modo severo di vietare a chi vieta, per precisare che egli lo fa con la severità propria di chi «esercita la propria autorità o il proprio ufficio con rigore, senza indulgenza e senza debolezza».

Ma questa severità, priva di indulgenza e debolezze, dovrebbe appartenere a tutte le autorità o a tutti gli uffici preposti a vietare, anche a quelli che non esplicitano le proprie doti morali.

In altre parole severamente puniti dovrebbero essere i trasgressori di tutti i divieti, non solo di quelli enunciati severamente. Altrimenti gli altri, i divieti indulgenti, quelli che non verranno perseguiti per la loro trasgressione con pene che seppur più lievi sono comunque severe, dal cittadino possono esser scambiati solo per consigli, suggerimenti. Sotto sotto c’è l’idea di una giustizia pencolante, elastica, estensibile o riducibile a piacimento.

Per farsi una risata si può andare a leggere la risposta che la Treccani dà al lettore che il 24 luglio 2015 chiede se sia corretta la scritta «è severamente vietato il disturbo della quiete pubblica». Capita a tutti di sbagliare. In questo caso non si verrà severamente puniti.

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