LA PAROLA

Sguaiataggine

Sguaiataggine, ovvero un comportamento un po’ troppo volgare, eccessivo, che provoca imbarazzo negli altri. A chi, soprattutto in Toscana, non è capitato da piccolo di sentirsi apostrofare dai genitori «su non fare lo sguaiato, non è da ragazzino perbene»? Il termine si usa comunque nell’italiano corrente, soprattutto il corrispondente aggettivo sguaiato. Non è propriamente un sinonimo di maleducato, ma piuttosto di ineducato, smodato, perché la persona sguaiata è quella che non sa contenersi, priva di finezza e di decoro, che parla a voce alta, si siede scomposta, ride senza freno, ma non necessariamente si comporta male con gli altri, come il maleducato, appunto.

La parola non ha nulla a che vedere con guaio, di cui sembrerebbe composta, ma deriva invece dal francese esgayé, participio passato di esgayer, rallegrare, rendere gaio, da cui scomposto per eccessiva gaiezza, allegro, fuori dalla buona misura. Il Nuovo dizionario de’ sinonimi della lingua italiana di Niccolò Tommaseo, pubblicato per la prima volta nel 1838, offre una divertente carrellata di esempi di sguaiataggine e sguaiato, rapportato agli usi e ai costumi dei tempi.

Oggi l’accezione del termine pare un po’ cambiata e per sguaiata si intende anche una ragazza un po’ leggerina, magari vestita in modo succinto o che si comporta poco seriamente. Una civettuola, insomma, ma anche un po’ volgare.

Tuttavia, «è una parola bella – si legge sul sito “Unaparolaalgiorno” – ma non per questo non dura: il giudizio che esprime può spesso presentarsi superbo e la componente moraleggiante è quasi del tutto ineliminabile. Ha però un suono largo e simpatico, di descrittività vivace, che invita all’uso ridente e che non presenta inconvenienti profili di boria o severità».

 

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