LA PAROLA

Significante

Ecco una di quelle parole che si definiscono da sole. Sembra che possa autosostenersi. Supponente, se la si guarda senza prestare la dovuta attenzione. In realtà completa. Piena, importante, perché ricca di significato, quindi di contenuto espressivo. Basti pensare al suo esatto contrario: veramente insignificante.

Pare però che ci tocchi di avere più immediata frequentazione con quest’ultima, come se nella vita di tutti i giorni l’insignificanza di quanto ci passa sotto gli occhi e per le orecchie la facesse di gran lunga da padrona. Ma forse è solo una questione di uso, molto più ampio. Possono infatti esserlo – insignificanti – moltissime cose: libri, cagnetti, personaggi, anche certe strette di mano. Si dice di uomini e donne se poco interessanti – il termine è negativo, possiamo quindi mettere prima i signori – lo dico perché magari per qualcuno è significante. Lo sono anche i piatti di molti ristoranti nelle città a misura di turista, dove un sapore non c’è o subito si perde.

Significante invece ha un suo contenuto che persiste perché è anche participio, presente, del verbo significare. Cioè esprimere, in un senso più alto di voler, semplicemente, dire. Chi esprime contenuti ci tiene davvero a significarli, mica scappa attaccando con espedienti verbali di basso profilo, slogan, bagarre.

Significante è anche sinonimo di espressivo. «In questo significato oggi è più comune l’aggettivo significativo».

Così ci auspichiamo che lo siano – sinceramente – sguardi, gesti, silenzi.

Attenzione a non confondere insignificante con innocuo. Perché può esserlo al punto di avere invece l’odore infido del pericolo. Non mi riferisco all’abbaiare del chihuahua che prende coraggio. Bensì a ciò che è così povero di contenuto al punto da far sorridere o addirittura indurre a trattare con sufficienza, perché mera propaganda, aria fritta, idiozia: è sempre più pericoloso di ciò che ne ha molto; non si potrà controbattere su qualcosa di solido, o sperare in un contraddittorio fattivo.

Significante è anche «cosa che ha significato, cioè importante, per le conseguenze che porta con sé». Lo è l’ambiente in cui cresciamo. Possono esserlo gli incontri con persone non comuni, o esperienze di vita che seppure negative abbiano poi avuto conseguenze formative. Sono gli effetti concreti a rendere significante ciò può sembrare inizialmente anche di nessun conto.

Forse forzando un po’ il significato e a riprova del fatto che ciò che è insignificante non è detto che sia innocuo,  può diventare significante anche la fuffa che permea il discorso populista, per le conseguenze che potrà portare, se ci sono molte pance in ascolto che non attendono altro. In questo sta la pericolosità della miseria dei contenuti, della semplificazione, bianco o nero, con me o contro di me. L’escalation dell’insignificante. Della superficialità. Mi torna in mente la “banalità del male”. Sarà che sto leggendo Se questo è un uomo. Sarà il periodo. Sarà …

Sul piano della ricchezza di significato, significante è quindi quanto ci emoziona e ci colpisce portandoci contemporaneamente a riflettere, a comprendere. È quanto ci mette di fronte alla necessità di cambiare comportamento e opinione, ma anche di mantenerli, magari lottando proprio per questo; la ricerca di ciò che veramente sia significante ci permette di sfrondare la confusione dei concetti il cui senso sia soltanto supposto, non argomentato, frase fatta, approssimazione; parola che si sostanzia di un istinto perdendo la sua ragione di presa di coscienza.

In linguistica il significante nella teoria del segno di Ferdinand de Saussure è il suo aspetto formale, percettibile con i sensi; la confezione del significato, oserei dire. Ma una confezione inseparabile da ciò che contiene in quanto il significato sarebbe il concetto veicolato dall’immagine mentale – visiva, auditiva, tattile che sia.

Su wikipedia alla voce Significante si legge: «Uno dei motivi dell’inscindibilità di significato e significante risiede nella natura stessa del loro rapporto che non è naturale, né convenzionale ma radicalmente arbitrario cioè necessario e immotivato».

Mi vengono in mente i sogni – a tutti a dire il vero. Il loro significato è spesso oscuro. Forse perché il significante siamo noi stessi, involucri inseparabili, di quella stessa materia.

Lasciando queste suggestioni, ma facendo ancora riferimento alla poesia, la distribuzione dei versi sulla pagina, ma anche il modo di leggerla, attengono quindi al significante. E quanto può mutare il significato dando risalto ad una pausa che lasci una parola in perfetta solitudine! O il non farlo, come la possa rigettare nel marasma rendendola indistinguibile, privandola di quel senso, infine, sempre soggettivo.

Si provi a rileggere L’Infinito tutto d’un fiato: finisce subito.

Significanti, significati, segni, simboli. È un esempio di allitterazione, figura retorica del significante.

Anche la frase che immediatamente la precede ne reca una doppia e del tutto involontaria, ma – a me pare – tutto sommato efficace.

Per approfondire, le figure retoriche del significante e del significato si possono trovare ben elencate qui.

(Tutto il virgolettato è tratto dal Vocabolario Treccani)

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