LA PAROLA

Sobrio

È sobria una persona modesta, controllata, mite e tranquilla. Può essere sobrio un modo di vestire: semplice, non sfarzoso e per nulla appariscente. Il sobrio, per definizione, è una persona pudica, morigerata, controllata, che si concede dei limiti entro i quali vivere, si contiene e non esagera, non eccede. In un contesto più ampio e generale, è colui che si fa bastare il minimo di tutto quello che di più vorrebbe al mondo. In pratica il sobrio non esiste quasi più, non oggi, non secondo la definizione classica del termine.

Esistono invece le persone, come sempre. Che sono un miscuglio di buoni propositi e vita vera, normale. Zoppicano sulla tanto citata retta via, nella costante ricerca di qualcosa di più. Ognuno inciampa in maniera diversa però, cosi come ognuno si limita o si priva: del secondo bicchiere di vino, dell’olio d’oliva nell’insalata, del terzo caffè al giorno e delle sigarette appresso. Certi riescono addirittura a smettere di pensare a quella donna, a non scriverle più poesie. La sobrietà, per certi versi e per certi uomini, non è nient’altro che l’ennesima strada dalla quale schizzare fuori di colpo. Perché siamo arrivati troppo di corsa in fondo a quella curva che non avevamo visto, forse. È il buon consiglio, che sappiamo essere giusto ma che proprio non riusciamo a seguire.

Nella fotocopia di una tipica serata da bar, ho offerto da bere ad un giovane ragazzo, sobrio in mezzo agli amici ubriachi. Non troppo alto ma robusto, gli occhi chiari e limpidi quanto i pensieri che faceva. Secondo molti era lento nei ragionamenti, ma aveva un lavoro e la voglia di farlo, di sporcarsi e indurirsi le mani tutte le mattine. Mi ha risposto «no no grazie» quando ho aperto la birra e ho chiesto alla barista un secondo bicchiere per lui. Mi è venuto il dubbio che fosse astemio e gliel’ho domandato, perché a vent’anni nessuno rifiuta una birra. Lui mi ha risposto che non gli piaceva, non tanto la birra ma avere la vista annacquata e la testa confusa.

Voleva esserci nel pieno di sé e stare bene, in qualsiasi momento la vita gli mettesse davanti, il sabato sera con gli amici o il giorno di ferie che passava a lavorare nell’orto in campagna. Mi ha salutato dicendomi che andava a ballare, per sfogarsi e rilassarsi, per stare meglio. Io ho bevuto il bicchiere di birra e tirato le somme e mi è quasi sembrato di capire. Che vive il sobrio e vive l’ebbro, dentro ciascuno di noi. Ognuno ha le proprie voglie. Alcuni vivono, soddisfatti e appagati, il semplice e meraviglioso snodarsi della vita. Ignari dei propri limiti non li temono. In fin dei conti, se non sanno di averne, quei limiti non esistono. E non so quanti ce ne siano al mondo così, ma io ne conosco giusto un paio. Tutti gli altri invece sono a sbattersi in giro, cercando qualcosa che renda il momento già perfetto che stanno vivendo ancor più bello, migliore. Vivono fissando i propri limiti, i paletti che hanno davanti agli occhi.

È un continuo sfilare e infilzare, spostare confini e dilatare voglie. Ma cercare ogni volta di averne sempre di più di tutto, rischia di creare un’indole che diventa poi un’esistenza, infelice e insoddisfatta. Bisogna stare attenti e rendersene conto, quando è il momento di smettere di volere e quando quello di fermarsi soltanto a goderselo, tutto quello che c’è. Anche se lo abbiamo capito da un pezzo ormai come è fatto l’essere umano, che dopo il primo bacio, ha voluto subito il secondo.

Tags