LA PAROLA

Stratwarming

Nel periodo invernale, sopra le latitudini polari, si aggira vorticosamente debordando qua e là verso le regioni più o meno temperate che si trovano a sud, il Vortice Polare: un’area di bassa pressione piuttosto gelida e dai bassissimi geopotenziali che si estende nella stratosfera, fino a circa trenta chilometri di quota, o, come dicono i metereologi, all’altezza di 10 hpa.

Si è portati a pensare che a queste altitudini regni davvero un’atmosfera rarefatta e quieta, priva di mutamenti, ma così non è. Come sta accadendo in questi giorni, ad esempio, sopra la Siberia, la stratosfera va riscaldandosi in modo repentino e imponente, raggiungendo temperature di novanta gradi celsius sopra la media.

È lo stratwarming che però, per noi dei bassi strati, può significare invece freddo intenso, se non addirittura gelo.

Per comprendere il meccanismo può essere forse utile immaginare l’atmosfera come un fluido, una gelatina piuttosto liquida e tumultuosa che cambia di temperatura rimescolandosi continuamente, un po’ come accade in quelle lampade degli anni Settanta in cui il calore fa muovere bolle dense e colorate in maniera, forse solo apparentemente, caotica.

Sopra le regioni polari dell’emisfero boreale, il vortice polare può quindi essere immaginato come una cappa di gel freddo dai bordi ondulati che gira su se stessa com moto da ovest verso est. Nell’emisfero australe accade la stessa cosa, ma con direzione invertita quando da noi è estate. Solitamente questa struttura è stabile nella sua sede, talvolta però si sbilancia portando i suoi effetti più o meno duraturi anche a latitudini inferiori. Tornando all’esempio della lampada, accade qualcosa di simile all’allungarsi e al ricompattarsi delle bolle più grandi. Più si allunga, maggiormente gli effetti del vortice polare si presentano a latitudini inferiori. Talvolta il vortice si rompe isolando gocce più o meno fredde. Il tutto avviene in quota. Gli effetti al suolo sono i fenomeni metereologici tipici dell’inverno.

Quando arriva uno stratwarming imponente – la lampada è caldissima – la sollecitazione sulla cappa di gel è talmente forte e rapida da spostarlo dalla sua sede o addirittura romperlo in due o più parti che si sposteranno a sud trasportando il loro carico di aria gelida.

Facendo un altro esempio è come se un bimbo accaldato schiacciasse con forza un budino appena tirato fuori da frigorifero: si separerà e si dividerà, debordando fuori dal piatto che lo conteneva raffreddando qua e là la tavola tutt’intorno. Ci vorrà un bel po’ prima di ricomporlo provando a renderlo nuovamente presentabile.

L’aleatorietà delle previsioni atmosferiche può essere spiegata con lo stesso esempio: difficile prevedere dove deborderanno i pezzi più grossi e che effetti avranno, tenendo conto che non schizzano su una tavola statica, ma su altro gel che si muove turbolento influenzato localmente dalla presenza o meno di mari o laghi, di montagne o colline e condizioni preesistenti di alte e basse pressioni in continuo movimento.

Gli appassionati di metereologia ricorderanno con quanta emozione – per quella allora consentita ad un conduttore televisivo, di carriera militare e uomo di scienza – il colonnello Baroni, che seguì il più famoso colonnello Bernacca alla conduzione di “Che tempo fa”, trasmissione d’altri tempi che faceva servizio pubblico insegnando qualcosa oltre a dare dati tra due sponsorizzazioni, annunciò l’arrivo del Generale Inverno, ovvero dello stratwarming di fine dicembre del 1984, cui seguirono i record di gelo misurati in Italia nel gennaio del 1985.

Ebbene l’attuale stratwarming siberiano è persino più intenso, ma nessuno può dire ancora fino a dove e per quanto, ma solo che prossimamente in Europa farà freddo davvero.

 

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